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La Casa Della Libidine (II)



PRIMA NOTTE


La giornata passò lentamente. Il tempo sembra scorrere sempre più lento quando si attende qualcosa con ansia e impazienza.
Finalmente giunse sera e, come d'accordo, all'ora di cena ci recammo alla villa. Prendemmo due macchine, la mia e quella di Francesco, per portar giù tutti.
Per telefono, la signora Clarissa mi aveva detto che avremmo mangiato da lei, poi, dopo cena, avremmo cominciato da subito a “giocare”.
Arrivammo puntualissimi alla villa. All'entrata ci accolse il signor Mario, il domestico. Il suo aspetto era davvero orripilante: sui sessant'anni, era basso e molto grasso. Le braccia erano ricoperte di pelo e c'era star certi che ne avesse anche sul resto del corpo in quella quantità. Quando gli fui vicino mi accorsi anche che puzzava terribilmente. Dall'odore sembrava urina.
Le ragazze storsero il naso, non appena lo videro; io mi limitai a lanciare a Francesco un'occhiata divertita. Lui ricambiò con un risolino.
Il signor Mario si dimostrò però molto gentile, portando a turno tutte le nostre valige nelle rispettive stanze. La fatica lo fece sudare molto e aumentò lo spiacevole olezzo che lo avvolgeva.
“Benvenuti, ragazzi” ci accolse Clarissa non appena entrammo. “Vedo che avete accettato tutti la mia proposta. Bene, ne sono molto felice. Vedrete che non ve ne pentirete...”
L'interno della villa era meraviglioso. Appena entrati ci trovammo in un salone ampio, le pareti arredate con quadri sicuramente costosi.
"Bene", riprrese Clarissa. "Seguitemi, vi condurrò nella sala da pranzo. Cenerete con tutta calma, senza di me. Ho già mangiato. Quando avrete finito, mi raggiungerete nel salone. Lì daremo inizio ai nostri giochi. Buon appetito, ragazzi".
Ci accomodammo in sala da pranzo e mangiammo. Nessuno di noi aveva troppo appetito: eravamo tutti ansiosi di vedere cosa ci avrebbe riservato la serata. Stuzzicammo appena il cibo, quindi, nonostante tutto fosse squisito.
Terminata la cena, ci recammo tutti nel grande salone.
"Chissà cosa ci aspetta, ora" bisbigliò Giulia. "Sono eccitatissima!"
Scrollai le spalle. Proprio non lo immaginavo.
Al centro del salone, su una grande poltrona rossa, sedeva la padrona di casa. Clarissa teneva le belle gambe accavallate e ci scrutava con un'espressione maliziosa.
Al suo fianco, in piedi e immobile, si trovava Mario. Mi appariva, se possibile, ancora più brutto di prima.
"Accomodatevi su quelle poltrone ai lati della sala" ci disse Clarissa.
Ci sedemmo e restammo in silenzio. Cosa sarebbe successo?
La padrona di casa si alzò e cominciò a passeggiare davanti a noi. Avanti e indietro, scrutandoci. Poi tornò alla sua poltrona, si mise seduta e disse:
"Arianna. Alzati".
La "pompinara", per chi avesse dimenticato il suo soprannome, si alzò e raggiunse il centro della sala. Guardò Clarissa in attesa di indicazioni.
“Ora, cara Arianna” disse la padrona di casa “slaccia i calzoni di Mario e fagli un bel pompino”.
Restammo tutti ammutoliti. Davvero Arianna avrebbe spompinato quel grassone peloso e puzzolente? L'avrebbe fatto o si sarebbe tirata indietro?
Nel frattempo Mario sghignazzò, pregustando il lavoretto.
Arianna si inginocchiò davanti a quel vecchio schifoso e gli slacciò i calzoni. Il porco, come era evidente dal gonfiore delle mutande, era già eccitato. Arianna liberò l'uccello e tutti noi trattenemmo il fiato: davanti agli occhi avevamo un bastone enorme, di almeno venticinque centimetri. Cazzo!
“Avanti, puttanella” la incitò Mario. “Prendimelo in bocca”.
Storcendo il naso per la puzza, quella troietta di Arianna cominciò a leccare piano piano l'asta. Vedevo la sua linguetta andare su e giù per quell'uccello gigantesco. Era una visione molto eccitante.
Mi accorsi di avere un'erezione. Cominciai a massaggiarmi il pacco da sopra i jeans. Notai che Francesco e Alessandro stavano facendo lo stesso.
Intanto Arianna aveva spalancato la bocca e aveva ingoiato completamente l'enorme mazza di Mario. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Era proprio una professionista del pompino...
Il vecchio se la godeva. Ora accompagnava i movimenti della testa di Arianna, gemendo.
“Sì, come succhi bene, splendida puttanella...” ansimava “succhiamelo tutto... così... che brava che sei... che grande pompinara... gustatelo... senti che saporaccio... sono giorni che non mi lavo... pompa bene troia!”
E lei pompava, di gusto. Se la stava godendo anche lei, lo capivamo benissimo. Succhiare i cazzi era proprio il suo passatempo preferito, anche se si trattava di vecchi ciccioni pelosi.
“Oh sì...” continuava Mario “che bella boccuccia che hai... così calda... mmm... mi fai impazzire, troietta... l'ho capito subito che eri una puttanella, appena sei entrata in questa casa... non vedo l'ora di sborrare tra le tue labbra da zoccola!”
“Mmmh, mmmh, mmmh”, gemeva Arianna come in risposta, la bocca piena di cazzo. “Mmmmh...”
Sussultai quando sentii il successivo ordine di Clarissa.
“Basta succhiare, Arianna. Ora lecca per bene il culo di Mario”.
Il porco sfilò il cazzo durissimo dalla bocca di Arianna (la quale, notai, lo mollò quasi a malincuore) e si mise a quattro zampe per terra, il culo enorme e peloso davanti al piccolo e delicato viso di Arianna. Questa, timidamente, tirò fuori la lingua e cominciò a leccare quel buco oscuro e sicuramente puzzolente. Chissà da quanto doveva lavarsi anche lì...
“Mmmm, sì!” gemeva Mario “Leccami per bene il culo, troietta! Come sei brava... sì così, infilala dentro per bene quella lingua... ooohhh.... mi fai impazzire zoccoletta... mmm... sì... così... brava, dai una bella leccata anche alle mie grosse palle pelose... ecco, ora torna a dedicarti al culo... dai troia...”
Arianna leccava sempre più velocemente. Non c'era dubbio: si era eccitata. Che zoccola che era! Nonostante lo schifo di quel culo lardoso, nonostante avesse davanti a sé un pubblico composto da suoi amici, si era eccitata come una cagna e se la godeva a leccare l'ano di quel vecchio.
“Mmmmh... mmmh... mmmmh....” continuava a mugugnare.
Dopo un po' Mario si voltò e si mise seduto sul pavimento accanto ad Arianna. Le prese la mano e se la sistemò sul cazzo, dando inizio ad una bella sega; nel frattempo, prese a baciare quella troietta. La limonava per bene, infilandole la lingua ben dentro la bocca; poi le leccava le guance, il collo, le labbra, sbavandola tutta.
Lei intanto continuava a masturbarlo.
“Mmm, che brava puttanella che sei... e che buon sapore che hai! Ma ora voglio venire! Avanti, torna a prendermelo in bocca...”
Arianna si inginocchiò di nuovo tra le sue gambe e tornò a pompare la mazza (con sua grande gioia, mi sembrò). Dopo qualche minuto Mario cominciò a rantolare.
“Vengo!” gridò e riempì la calda boccuccia di Arianna. Fu una sborrata apparentemente interminabile. Senza che Clarissa nemmeno glielo chiedesse, Arianna ingoiò tutto il caldo seme del vecchio. Qualche goccia le cadde lungo il mento e il collo. Lei le raccolse con le dita e leccò tutto.

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