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Gianfranco E Camilla

Gianfranco aveva venti anni e una travolgente passione per sua sorella Camilla, che invece ne aveva già compiuti ventitré.
Non si trattava soltanto di affetto: quello ce n'era in gran quantità, ma lui provava anche una potentissima attrazione fisica.
Be', era innegabile che Camilla fosse una ragazza meravigliosa. Due tette generose (non esagerate) un fisico statuario e un viso dai lineamenti molto delicati. Capelli castani e occhi verde smeraldo. Il suo pezzo forte? Il culo, naturalmente. Due chiappe succulente che da qualche tempo a questa parte erano praticamente l'unico oggetto delle masturbazioni di Gianfranco. E se ne tirava, di seghe, pensando alla sorella: averla sempre in giro per casa gli mandava gli ormoni in fibrillazione.
Incapace di resistere, aveva cominciato a spiarla. Quando si cambiava, quando era sotto la doccia... talvolta persino quando cagava. Non poteva fare a meno di osservarla, e ogni centimetro di pelle nuda che riusciva a scorgere era per lui una conquista.
Poi si masturbava fuoriosamente, arrapato come un porco. Diceva a se stesso che quell'atteggiamento non era normale, che gli avrebbe portato solo guai se un giorno Camilla si fosse accorta di quelle attenzioni.
Ma era più forte di lui.
Quando Camilla si fidanzò, lui divenne molto geloso. Tuttavia non poteva in nessun modo mettersi tra i due: con quali motivazioni?
Non potendo impedire che un altro ragazzo si sollazzasse con sua sorella, si limitava a spiarli quand'erano insieme.
Li guardava scopare e fare ogni genere di porcata. Scoprì che con il proprio ragazzo Camilla era una vacca senza limiti, alla quale piaceva ciucciarlo, menarlo, leccare i coglioni, prenderlo nel culo, farsi sborrare in faccia. Non era la tanto brava ragazza che lui credeva: era una porca senza confini.
Era geloso, certo, ma anche infinitamente eccitato.

Il fattaccio avvenne un pomeriggio d'aprile. Gianfranco non aveva voglia di uscire e aveva passato tutto il tempo su internet, a guardare pigramente video porno. Non lo eccitavano però quanto l'immagine della sorella, così dopo un po' aveva tirato fuori un paio di foto di Camilla che teneva in un cassetto. Le aveva scattate lui stesso. Una la ritraeva al mare, in un bikini mozzafiato che risaltava le sue forme.
Nell'altra invece Camilla era sulla tazza del cesso con i calzoni e le mutandine abbassate. Era stato molto complicato fare quella foto: si era dovuto servire di una apposita microfotocamera ordinata da un sito internet specializzato.
Ne era valsa la pena, però. Quello scatto riusciva ad eccitarlo e infoiarlo come niente altro al mondo. Così, arrapatissimo anche quel pomeriggio, si prese in mano il cazzo e cominciò a masturbarsi. Decise di concedersi un piccolo regalo - e di prendersi una piccola rivincita, in un certo senso - sborrando sulla foto, coprendo col suo seme proprio il volto della sorella.
Poi, senza curarsi di rimettere a posto la foto, l'aveva adagiata sul comodino e si era sdraiato con le cuffie di un lettore mp3 nelle orecchie.
Aveva chiuso gli occhi godendosi la musica.
Dopo un po' (ma quanto tempo era passato? Davvero non lo sapeva, forse si era persino assopito) si era sentito scuotere da un braccio.
Aveva aperto gli occhi e si era trovato davanti a sè Camilla.
La sorella lo stava fissando con un'espressione stupita e infastidita. Solo dopo qualche istante Gianfranco si accorse del perché: in una mano, Camilla teneva la foto che la ritraeva sul cesso.
Cazzo, si era dimenticato di nasconderla dopo essersi masturbato, e ora lei l'aveva trovata! Potevano essere guai seri. Molto seri.
Si tolse le cuffie dalle orecchie, si sedette sul letto e cercò nella sua mente una scusa valida per tirarsi fuori dal quel pasticcio. Non trovò niente.
Così si limitò a guardare la sorella senza proferir parola.
"Allora è questo che fai" sibilò Camilla. "Allora mi spii, ti piace guardarmi! Mi hai scattato persino delle foto! E... diamine, queste macchie sono inequivocabili! Ti sei masturbato sopra la mia immagine!"
Lui non cercò nemmeno di mentire. Annuì lentamente.
"E' vero" disse "non posso farci niente Camilla, tu mi piaci troppo. Sono innamorato di te. Desidero il tuo corpo più di ogni altra cosa. Non faccio che pensarti, che sognarti..."
Lei, a quelle parole, si era già addolcita, e ora sedeva sul letto accanto a lui.
"... e poi sono geloso di quel bastardo che ti scopi, anzi, sono gelosissimo. Non sopporto l'idea che lui possa averti e io no. Vi ho osservati, sai? Vi ho visti scopare. Ho visto quello che gli concedi, vale a dire tutto: bocca, figa, culo. E' un cosa che non mi va giù. Non ti merita..."
Lei fece un sorrisetto amaro.
"Pensa che coincidenza" disse "quello stronzo mi ha mollata proprio oggi. Ora se la fa con una mia amica. Tra me e lui è tutto finito".
"Cosa?" Gianfranco stentava a crederci. Era felice della notizia, naturalmente, ma anche stupefatto. "Quel coglione che aveva la possibilità di averti... ti ha mollata?"
"Ebbene sì..."
Poi ci fu silenzio per qualche minuto. I loro volti si accostarono.
"Forse" disse Camilla "oggi possiamo prenderci entrambi una piccola rivincita..."

Vederla nuda così, a pochi centimetri da lui, senza bisogno di stratagemmi o microfotocamere, fu per Gianfranco un'esperienza pazzesca. Che creatura meravigliosa che aveva davanti! Quando si sfilò le mutandine e spalancò le gambe, distesa sul letto, lui si tuffò sulla sua figa. Cominciò a leccargliela pianissimo, quasi sfiorandola, poi si fece sempre più audace, fin quando fu proprio Camilla ad afferrargli la testa e stringersela contro la figa.
"Sì, fratellino" gemeva "leccami la topa... leccamela bene..."
E lui leccava, leccava.
"Sono meglio dal vivo o in foto?"
"Dal vivo" rispose lui salendo a leccarle l'ombelico, poi soffermandosi sui capezzoli. Dopo una lunga pomiciata, fu Gianfranco a ricevere il rapporto orale.
Ne aveva ricevuti di pompini, in vita sua, da tante ragazze diverse, ma mai nulla era stato neanche lontanamente paragonabile a quello che Camilla gli stava facendo in quel momento.
Leccava le palle, le succhiava, poi con la lingua risaliva tutta l'asta, avvolgendola con amore prima di ingoiare interamente la mazza e spingersela fino in gola. Gianfranco gemeva e si contorceva, godendo come un pazzo.
"Ti piace come te lo succhio, Gianfranco?" le chiese lei. "Ti piace la mia bocca calda, o preferivi la tua mano?"
"Che razza di domanda è" replicò lui rificcandoglielo in gola. Lei emise un risolino divertito e riprese a pompare.
Quando fu il momento di sbatterglielo in figa, Gianfranco quasi svenne dall'emozione. In quel momento per lui si stava realizzando un sogno.
Un sogno ad occhi aperti... anzi no: un sogno a cosce aperte.
La pompò a lungo, profondamente. Lei gli aveva puntato i talloni sul culo e lo spingeva verso di sè. Durarono a lungo in quella posizione, alla missionaria. Contrariamente alle sue previsioni - eccitato com'era, Gianfranco temeva di far figuracce ed eiaculare quasi subito - stava dimostrando un'invidiabile resistenza.
"Fottimi!" ansimava lei "Oh sì Gianfranco, fotti la sorella troia..."
Poi cambiarono posizione. Lui sotto e lei sopra, poi la sensazionale pecorina.
Trombarono fino allo sfinimento. Quando, allo stremo delle forze, rimasero nel letto abbracciati a coccolarsi, Camilla sussurrò:
"Sai una cosa, Gianfranco? Scopi molto meglio del mio ex fidanzato..."

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