Subscribe News Feed Subscribe Comments

Mara E Il Vecchio

L'aria era frizzante in quella bella mattina di primavera. Io, giovane studentessa di ventitré anni, non avevo alcuna voglia di andare in facoltà. Così, con un libro sotto il braccio, mi diressi ad un piccolo parco pubblico.
Avevo davvero bisogno di rilassarmi un po'. A causa degli impegni universitari ero molto stressata in quel periodo.
Giunta al parco, decisamente poco affollato, mi sistemai su una panchina e cominciai ad immergermi nella lettura del libro che avevo con me. Ogni tanto alzavo gli occhi dalle pagine per dare un'occhiata in giro. Non c'era quasi nessuno, giusto un paio di vecchietti su un'altra panchina.
Passarono i minuti. La lettura mi avvinceva e persi quindi la cognizione del tempo. Ero rapita dalla storia che stavo leggendo.
Ad un tratto, una voce mi riportò alla realtà:
"Scusi signorina, posso sedermi qui?"
Per poco non sobbalzai per la sorpresa. Era uno dei due vecchietti che avevo notato prima. L'altro era scomparso. Mi guardai intorno: a dire la verità, nel parco eravamo rimasti soltanto noi due.
"Certo che può" dissi con il tono di voce più cordiale. Ma che diavolo voleva 'sto vecchio?
Lo guardai: doveva aver passato i settanta da un pezzo. Era ridotto piuttosto male: radi i capelli, bianchi, sulla testa; rada anche la barba di qualche giorno; il volto era un ammasso confuso di rughe.
Ma la cosa peggiore era la puzza. Un odore vomitevole di orina mi investì non appena l'uomo si sedette vicino a me.
Brutto affare la vecchiaia, pensai. Comunque decisi di mostrarmi cortese. Ero cresciuta considerando il rispetto un valore molto importante.
"Cosa legge, signorina?"
Gli mostrai la copertina del romanzo che avevo con me, gli elargii un gran bel sorriso, poi, sperando di non apparire maleducata, tornai a leggere.
"Comunque, io mi chiamo Luigino" incalzò ancora. "E lei, signorina?"
"Mara", risposi. "Piacere di conoscerla".
Tornai ad abbassare gli occhi sul testo.
La sua presenza, a dire il vero, mi inquietava un po'. Cosa diavolo voleva da me? Perchè era venuto a sedersi proprio lì?
D'un tratto qualcosa mi strappò a quelle riflessioni.
La mano del vecchio.
Appoggiata.
Sul mio ginocchio.
Merda! Hai capito il porco! Ecco cosa voleva! Ah, ma se pensava di...
"Mi sento molto solo, signorina", disse "Da tanto tempo non ho una donna..."
"Mi dispiace", risposi prontamente, "ma io non posso farci nulla".
"La prego, sia carina con me... sia gentile..."
Nel mentre, la sua mano stava risalendo lungo la mia coscia, arrivando a raggiungere la mia fichetta. E qualcosa in me cambiò.
Un'eccitazione animale e perversa s'impadronì di me. Il tocco della sua mano mi eccitava pazzamente. E di colpo non provavo altro desiderio che quello di farlo venire.
Accadde tutto in un lasso di tempo brevissimo.
Non so come, mi ritrovai con la sua lingua in bocca.
Come limonava, il vecchio porco!
Anch'io mi diedi il mio bel da fare, mulinando la lingua nella sua bocca. Aveva un sapore orribile, di marcio, eppure mi eccitava anche per questo. Soprattutto per questo. La mia fighetta era ormai un lago.
Era incredibile, a pensarci. Tutti mi consideravano una bella fighetta - il mio culetto sodo era assai ambito da tutti i miei compagni di università - e avrei potuto avere qualsiasi ragazzo desiderassi. Eppure in quel momento stavo pomiciando con un vecchio. In un parco pubblico, per giunta.
Sentii le sue mani sui miei seni. Mi palpava violentemente. Sembrava anche affannato.
"Lasci fare a me", dissi interrompendo il bacio. Mi guardai intorno: non c'era nessuno. "Lasci fare a me e si rilassi, da bravo, nonnetto. Ora la sua nuova amica la farà tanto contento".
Così dicendo, lentamente, gli tirai giù la zip del calzoni. Incredibile: c'era un bozzo assurdo nelle sue mutande! Un pisellone di tutto rispetto, già duro!
Hai capito il vecchietto!
Con grazia e delicatezza gli tirai fuori il cazzo dalle mutande. Mi piaceva sentirlo in mano, caldo e pulsante, ancora pieno di vita.
E di voglia.
Cominciai a masturbarlo dolcemente.
Lui, nel frattempo, continuava a palparmi e a leccarmi la faccia come un cane. Mi sbavava le guance, le labbra, il naso, il collo. Era disgustoso... eppure mi eccitava. Ogni tanto tiravo fuori anche la mia lingua e limonavamo un po'.
"Sto per venire", disse all'improvviso.
"Oh, non sia mai che si sporchi", risposi e, senza aggiungere altro, mi chinai e glielo presi in bocca.
Aveva detto la verità. Bastarono due o tre succhiate veloci e il vecchio mi riversò tutto il suo sperma nella bocca.
"Sì, bella troietta", ansimò "bevitelo tutto... sapevo che ne avevi voglia, lo sapevo da quando ti ho vista... sei proprio una brava puttanella... ahhh..."
Naturalmente, ingoiai fino all'ultima goccia. Poi mi leccai le labbra, lo aiutai a ricomporsi e gli diedi un fragoroso bacio sulle labbra.
Ero eccitata come una vacca, ma si era fatto tardi. Degli amici mi attendevano per pranzo e non potevo rimandare l'impegno. Peccato, però. Ero certa il vecchio mi avrebbe aiutata a godere. Be', ci sarebbe stata sicuramente un'altra occasione...
Mi alzai e raccolsi il mio libro. "E' stato un piacere conoscerla", gli dissi, prima di allontanarmi. "Spero di incontrarla nuovamente al parco..."

0 commenti:

 
Racconti Erotici Gratis | TNB