Subscribe News Feed Subscribe Comments

TuttaTette

"TuttaTette", questo era il soprannome che io ed alcuni amici avevamo dato a Debora. Per quanto, immagino, non ci sia alcun bisogno di spiegare, ecco la motivazione: aveva due tettone pazzesche, una quarta da sballo che sembrava sempre voler strappare le cuciture delle magliettine che indossava.
Ma quel seno esagerato non era il suo unico pregio fisico; semmai era la ciliegina sulla torta. Debora era una figa pazzesca per mille ragioni. Il suo culo era un capolavoro, sembrava disegnato da un artista; lunghi e lisci capelli biondi le incorniciavano un viso meraviglioso, dove spuntavano due begli occhioni verdi.
All'epoca dei fatti la bella Debora aveva ventisei anni. Io venticinque da poco compiuti.
Molti ragazzi le sbavavano dietro, naturalmente; alla vista di quel davanzale perdevano la testa. Tutti quelli che la conoscevano o semplicemente la incontravano desideravano montarla, e in moltissimi ci provavano, con risultati non sempre felicissimi.
Io non ero tra questi.
Non vorrei essere frainteso: anche io impazzivo per Debora. Ma poichè non mi consideravo alla sua altezza e tenevo all'amicizia che ci legava, preferivo non rischiare di rovinare tutto, subendo magari un rifiuto imbarazzante per entrambi. Così lasciavo le avances agli altri, e mi accontentavo di sognarla.
Era una ragazza solare e piena di vita; mi andava proprio a genio e, per quanto sognassi ogni notte di sbattermela, o di sbattere semplicemente il cazzo in mezzo a quelle sue tettone magnifiche, mi accontentavo di esserle amico.

Una sera fui invitato ad una festa da un mio vecchio amico. Una festa che si svolgeva a casa di un tizio che non conoscevo. Anzi, a dir la verità, tranne l'amico che mi aveva invitato, non conoscevo proprio nessuno. La sorte volle che tale amico, che tanto gentilmente mi aveva invitato, fu costretto a letto da una brutta influenza; così io mi ritrovai da solo alla festa, senza conoscere nessuno degli altri.
Certo, avrei potuto socializzare, fare nuove conoscenze, ma non ne avevo tanta voglia. Le persone presenti non sembravano poi così interessanti ed io mi stavo annoiando.
Ad un certo punto però, poco prima della mezzanotte, mi sembrò di intravedere, tra la gente che affollava la casa, Debora.
Guardai meglio e... sì, era proprio lei!
Mi alzai per andarla a salutare, sorpreso e felice. Poi mi accorsi che non era sola: era accompagnata da un ragazzo. Un fusto alto e con due spalle larghissime. Decisi di lasciar perdere, allora: non volevo disturbarla.
A causa anche della noia, cominciai ad osservare attentamente i movimenti dei due. Erano chiaro quello che il ragazzo sperava di ottenere dalla serata; mentre parlava con Debora, si strusciava continuamente contro di lei. Da dove mi trovavo, in disparte, notai persino che in un paio di occasioni, col pretesto di abbracciarla da dietro, le appoggiò il cazzo al culo. Un cazzo che, a giudicare dal vistoso rigonfiamento dei calzoni, era già eretto.
Beato lui, che poteva appoggiare il suo uccello contro il morbido culo di Debora!
Vidi lui dirle qualcosa all'orecchio. Lei ascoltò un momento, poi sorrise ed annuì. Lui la prese per mano e insieme sparirono dalla stanza.
Dove stavano andando? Non avevano forse intenzione di...
Spinto dalla curiosità e da qualcosa che non comprendevo, mi alzai dalla poltrona nella quale ero sprofondato e li seguii.
Li ritrovai in un corridoio, che camminavano mano nella mano. Attento a non farmi notare, li seguivo furtivamente. Potevo anche sentire le loro voci.
"Il proprietario di questa casa è il mio migliore amico" stava dicendo lui "mi ha detto che avrei potuto utilizzare qualsiasi stanza, se ne avessi avuto bisogno... e mi pare che questo sia il caso".
Dopo aver detto così, lui le appoggiò la mano sulla chiappa e la palpò con gusto. Lei si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò. Si fermarono davanti ad una stanza. Continuando a baciarsi e a toccarsi, entrarono dento.
Presi com'erano dalla foga, nemmeno chiusero la porta: ne rimase aperto un piccolo spiraglio, che forse mi avrebbe permesso di vedere qualcosa.
Che ghiotta occasione per spiare una scena indimenticabile!
Attesi qualche minuto, poi mi avvicinai alla porta. Guardai.
Che scena pazzesca! Già si stavano dando da fare!
Lui le aveva sollevato la maglietta e le stava leccando le tettone, ancora dentro al reggiseno. Lei intanto, per non perder tempo, gli accarezzava la mazza da sopra i calzoni.
"Mmmm" mugolava lei con voce da troia "senti che bel cazzo duro... ti piacciono le mie tettone allora, eh? Ti eccitano proprio..."
"Sono la cosa più bella che io abbia mai visto, toccato e leccato!" rispose lui continuando a godersi quelle montagne di carne.
"Sono proprio felice che ti piacciano" disse lei dopo averglielo tirato fuori e iniziando a masturbarlo pian piano. "Allora che aspetti a mettermelo in mezzo alle tette?"
"Sei un sogno" disse lui, mentre le appoggiava il cazzone in mezzo ai seni. La mazza scomparve quasi magicamente tra quei titanici globi di carne. Il ragazzo cominciò a muovere il bacino; lei, felicissima e raggiante, accompagnava il movimento, stringendo i seni con le mani.
"Ti piace, bel porcone?" gli chiedeva. "Ti piacciono le mie boccione, vero? Mmmm... senti come ti avvolgono il cazzo... senti come sono morbide..."
Quanto lo invidiavo! Avrei voluto masturbarmi, ma anche se al momento ero solo in corridoio, qualcuno sarebbe potuto passare e non volevo far figuracce. Mi limitai a massaggiarmi il cazzo da sopra i calzoni, eccitatissimo. Diamine, credo proprio che chiunque lo sarebbe stato.
"Mmmm sì... goditi le mie tettone" continuava Debora. "Sparamelo in mezzo, sì... senti come sono morbide, come te lo avvolgono... senti che bella spagnola che ti faccio..."
"Io non resisto..." disse lui "sei troppo bella ed io sono troppo eccitato... le tue tette sono favolose... sto per venire..."
"Mmmm... davvero? Allora vienimi qui sulle tette... così, da bravo... avanti... sborra su queste tettone... dammi tutto il tuo seme... non farti pregare..."
Lui venne come un porco, inondandole quel grande davanzale di carne col suo sperma.
In quell'istante sentii dei passi in corridoio. Assumendo un atteggiamento disinvolto mi allontanai.
Pochi minuti dopo, ancora eccitatissimo, presi la mia giacca e abbandonai la festa. Me ne ritornai a casa, mi sdraiai sul letto e mi feci una bella sega.

Il giorno dopo mi arrivò una telefonata che davvero non mi aspettavo.
Il display del cellulare però parlava chiaro: si trattava di Debora.
Sorpreso, perplesso e non poco felice, risposi alla chiamata.
"Ciao Riccardo" mi salutò lei con quella sua vocina adorabile. "Come stai? Da quanto tempo non ci sentiamo!!!"
"Hai ragione", le risposi. "E' da tanto... proprio da tanto".
"Be', perchè non ci vediamo?"
"Oh, va bene, quando vuoi..."
"Che ne dici se facciamo stasera? Sono sola soletta a casa, e mi piacerebbe scambiar due chiacchiere con te".
"E stasera sia, Debora. Verso che ora vuoi che passi?"
"Facciamo verso le ventidue... a dopo caro, ciao!"
"Ciao!"

Mentre andavo da lei, pensavo al perchè di quella telefonata e di quell'invito. Probabilmente voleva scambiare due chiacchiere, stare un po' insieme ad un amico vero, cose che prima facevamo più spesso.
Non avrei mai immaginato la vera ragione...

Mi accolse con un abbraccio, poi ci spostammo in salotto, dove aveva un comodissimo divano. Mi offrì da bere, fumammo una sigaretta e parlammo un po'. Il mio sguardo finiva sempre per cadere sulle sue tette. Inevitabile, forse... ed inevitabile era anche che riaffiorasse il ricordo di quanto avevo visto la sera prima.
Lei che da vera troia faceva quella spagnoletta memorabile.
Dopo una mezz'oretta, diciamo così, di sciocchezze e amenità, lei mi spiazzò completamente. Guardandomi fisso negli occhi mi disse:
"Ti ho visto, ieri sera".
Sbiancai.
"Hai... hai visto cosa? Non capisco" mentii.
"Capisci benissimo, invece. Ho visto che mi spiavi mentre facevo una spagnoletta a quel ragazzo".
"Devi esserti sbagliata, non ero io..."
"Ti ho detto che ti ho visto. E... ho notato quanto eri eccitato".
A quel punto tacqui. Non sapevo proprio cosa dire.
Fu lei a risolvere la situazione.
Si accostò più a me sul divano e mi posò una mano sul cazzo.
"Vuoi che ne faccia una anche a te?" mi chiese. "Vuoi una bella spagnoletta? Vuoi godere anche tu tra le mie bocce?"
Aprii la bocca per dire sì, ma dall'emozione non uscì niente. Lei però sentì il mio cazzo diventare duro sotto al tocco della sua mano e lo interpretò come un segnale affermativo. Giustamente.
Così Debora "TuttaTette" mi tirò fuori il cazzo, s'ingincchiò tra le mie gambe e me lo menò dolcemente. Se lo mise un po' in bocca, succhiandolo con ardore; poi si sfilò maglietta e reggiseno e se lo incastrò tra quelle tettone incredibili.
Potrei giurarlo anche in punto di morte: non avevo mai goduto così tanto in vita mia, nè mai più avrei goduto così. Senza scopare, per giunta: non andammo oltre la spagnoletta, ma fu comunque divino.
Anzi, di più.
Me lo massaggiava con quelle mammellone, in un movimento in cui oramai era divenuta esperta; con grande abilità lo strusciava in mezzo, aumentando gradualmente il ritmo. Nel frattempo diceva, con voce da troietta, frasi oscene ed eccitanti, che mi facevano arrapare sempre di più:
"Ti piace come ti sollazzo con le mie tette, vero, bel maialino? Oh sì goditele tutte... è meglio di ieri è... farlo è meglio di guardare..."
"Oh, sì.."
"Ammettilo, quando ieri sera sei tornato a casa, ti sei fatto una bella sega ripensando alla scena, vero?"
"Sì" ammisi "ho dovuto, ero troppo eccitato".
Nel frattempo quel lavoro meraviglioso con le tette continuava.
"Mmmm" mugolava lei, molto eccitata "senti che bel massaggio che ti faccio... mmm... porco... lo sapevo che ti eccitavano le mie tette... le hai sempre fissate, sei un maiale... ora godi, godi qui in mezzo... sborrami addosso, come hai visto ieri sborrare quel ragazzo... su... regalami tutta la sborra che conservi nelle palle..."
E l'accontentai. Non credo di aver mai sborrato così tanto in vita mia. Quando ebbi finito di eiaculare, Debora mi spiazzò: raccolse tutto lo sperma che l'aveva imbrattata e se lo leccò.
Che troia meravigliosa.
Dopo un po', lei mi disse che era stanca e che preferiva andare a dormire. Così la salutai, con un veloce bacio sulle labbra, e me ne tornai a casa. Durante tutto il tragitto ripensavo a quello che mi era capitato. Mi davo continuamente dei pizzicotti, per capire se si era trattato di un sogno oppure no.
Ero sveglio, sveglissimo... e lo ero anche prima, quando "TuttaTette" mi aveva regalato uno spicchio di paradiso.

0 commenti:

 
Racconti Erotici Gratis | TNB