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Il Cervo E La Fidanzata Tettona (II)

1

Gli avvenimenti narrati nella prima parte di questa storia, ovvero “Il Cervo E La Fidanzata Tettona”, segnarono profondamente la mia esistenza. Come già ho avuto modo di spiegare, in me s'innescò un radicale processo di cambiamento, che mi portò dapprima a tollerare i tradimenti della mia ragazza, poi addirittura ad auspicarmi che essi si verificassero, a tutto beneficio della mia eccitazione.
Molti altri avvenimenti travolsero quella che un tempo era stata una normalissima (così pensavo io) vita di coppia. Alcuni di questi meritano di essere raccontati.

2

I mesi successivi all'incontro della mia ragazza con Samuele furono segnati da grandi cambiamenti. Claudio, il suo amante ufficiale, si fidanzò e andò a convivere con la sua amata. Questo portò alla rottura della relazione adulterina che aveva intrecciato con Valentina.
La mia fidanzata, nei primi tempi, si sentiva distrutta.
“Quello stronzo!” gridava a volte. “Quel bastardo! Ora, solo perché si è fidanzato, ha deciso di troncare con me! Mi ha detto di voler mettere la testa a posto, di amare sinceramente la sua ragazza, di non volerla tradire come io tradisco te...”.
Spesso piangeva. E, incredibilmente, a consolarla toccava proprio a me.
“Non ti sei persa niente”, le dicevo abbracciandola “E poi se vuoi c'è sempre Samuele...”
“No! Lui non lo voglio! È amico di quello stronzo! Tu pensi forse che la nuova fidanzata di Claudio sia più bella di me?”
“Ma no amore, non dirlo neanche per scherzo. Guarda tu che tette che hai... quella se le sogna...”
Questo serviva a calmare un po' la situazione.
Un pomeriggio, mentre me ne stavo sdraiato sul letto a riflettere sulla stranezza della mia relazione con Valentina, squillò il telefono. Era proprio lei.
“Amore”, mi disse “sei solo in casa? Ho bisogno di parlarti...”
“Naturalmente” le risposi “Vieni pure quando vuoi”.
Mezz'ora dopo arrivò. Aveva sul volto un'espressione seria seria, quasi solenne, che non le avevo mai visto.
Ci sistemammo in salotto e lei mi prese la mano.
“Dimmi tutto”, la incoraggiai guardandola negli occhi.
“Ho deciso di non tradirti più” mi rispose. “So di essermi comportata male e di averti fatto soffrire molto. Sono stata una vera stronza, una bastarda crudele e senza cuore. Ho pensato sempre e solo al mio godimento. Il fatto che Claudio abbia deciso di non vedermi più è esattamente quello che mi merito per il mio comportamento. Sapessi quanto sono pentita, amore!”
La abbracciai forte e, nonostante avessi provato non poca eccitazione durante i suoi tradimenti, fu come se qualcuno mi togliesse un peso dal cuore. Le sue parole mi rinfrancarono molto. Del resto, non nego di aver avuto paura di perderla in più di un'occasione.
“Ne sono felice”, dissi.
“Anch'io sono contenta di aver preso questa decisione. Io ti amo, amo solo te! Oh, se ripenso a quante ne ho combinate! Spero solo di meritare il tuo perdono. Da oggi in poi, te lo assicuro, sarò una fidanzatina fedele...”
Non so se a farla parlare così fu un sincero sentimento o solo la rabbia per essere stata abbandonata dal suo amante, fatto sta che le credetti all'istante.
“Ti amo”, le dissi. “E non importa il passato. Quel che conta è il presente”.
“Hai ragione. Ti amo anch'io”.
Ci baciammo e restammo tutto il pomeriggio abbracciati sul divano.
Il pentimento di Valentina era sincero? E io avevo veramente ritrovato il mio amore?

3

Tutto procedette normalissimo nelle settimane che seguirono. Ci comportavamo come due innamorati che si sono appena incontrati. Uscivamo la sera, andavamo a cena fuori, andavamo a ballare insieme, facevamo lunghissime passeggiate sulla spiaggia. Era bellissimo, e per quanto fosse impossibile dimenticare i recenti trascorsi, la mia mente e il mio cuore tendevano ad ignorarli.
Eravamo felici.
Soltanto la notte, quando facevamo l'amore, il passato qualche volta tornava a far capolino nel presente. Quando la prendevo, Valentina chiudeva gli occhi e gemeva, e qualche volta la sentivo sussurrare:
“Claudio... Claudio... Claudio...”
Forse non si rendeva neanche conto di parlare ad alta voce, ma era chiaro che stesse pensando al suo ex amante. Chissà, forse immaginava proprio che fosse il suo uccellone a fotterla, invece del mio.
Io, neanche a dirlo, oltre ad una forte fitta di gelosia sentivo anche l'eccitazione montarmi dentro. La fottevo con maggior vigore, leccandole quelle tettone come un indemoniato. In poco tempo sborravo.
Una sera, mentre me la stavo facendo a pecorina, palpando felice quelle belle tettone che ballonzolavano lì davanti, la sentii pronunciare nuovamente il nome di quel bastardo.
“Claudio... Claudio... Claudio...”
Decisi di non far finta di niente, questa volta. Così, accelerando il ritmo delle spinte e palpando le tette con maggior vigore, dissi:
“Claudio! È lui che vorresti qui, ora, vero? Eh? Vorresti che ci fosse il suo cazzo nella tua figa, al posto del mio!”
“Oh sì” rispose lei come in trance. Sentii il suo corpo fremere al sol pensiero. “Oh sì che vorrei il suo bel pisellone, tutto dentro la mia fighetta... e nel mio culo... mmm... mmm... oh sì come lo vorrei... e penso proprio che lo vorresti anche tu, cornutello...”
Sfilai il cazzo dalla sua caldissima figa – un forno ardente di lussuria – e lo posizionai sul suo culo.
“Be', per stasera dovrai accontentarti del mio” dichiarai e la penetrai. Me la inculai a lungo, facendo grandi sforzi per non venire. Ero costretto a numerose pause, considerata l'eccitazione.
Quando finalmente venni, Valentina sussurrò:
“Oh sì Claudio, sborrami nel culo... riempi il buco della tua puttanella... dai... mmm...”.
Evidentemente si era talmente immedesimata in quella fantasia da pensare che veramente fosse Claudio ad incularla.
Quando, dopo aver finito di far l'amore, restammo sdraiati sul letto uno accanto all'altra, lei mi accarezzò la fronte e mi disse:
“Amore, perdonami per poco fa... Non volevo ferirti. È stata... solo una debolezza, niente di più. Una sciocchezza. Non pensavo davvero a Claudio. È con te che voglio fare l'amore...”
Ma sapevo che, almeno in parte, non era vero. Sapevo che lei desiderava ancora quell'uccello caldo e pulsante. E infatti il nome di Claudio tornò ad essere presente spesso durante i nostri amplessi. Qualche volta le bastava nominarlo per venire come una vacca.


4

Fu un episodio in particolare a farmi capire che in realtà Valentina non sarebbe mai cambiata del tutto. Poteva restarmi fedele? Mmm, forse. Avrebbe comunque desiderato altri uccelli? Sicuramente.
Eravamo stati a cena da amici. Mentre rincasavamo, verso le ventitré, la passione ci travolse improvvisamente. Fui costretto ad accostare vicino ad un boschetto, e in men che non si dica lei mi aveva slacciato i calzoni e mi aveva preso in mano il cazzo.
La baciai e le dissi:
“Non ce la faccio con i preliminari... ho voglia di prenderti subito!”
Lei rise e mi aiutò a sdraiare i sedili. In un secondo le fui sopra e cominciai a montarla. Poco dopo cambiammo posizione: io mi misi sdraiato e lei sopra. In questo modo potevo vedere benissimo le sue grandi bocce ballare a pochi centimetri dal mio viso.
Che figa pazzesca...
Lei teneva gli occhi socchiusi, e gemeva. Poi, di colpo, mi accorsi che cominciò a fissare qualcosa oltre il finestrino dell'auto.
Di cosa si trattava?
Seguii il suo sguardo, incuriosito, alzandomi sui gomiti. E mi accorsi che a pochi metri dalla macchina c'era un uomo.
Non si scorgeva bene in viso, avvolto com'era dall'oscurità. Vedevo una sagoma enorme, altissima e ben piazzata. Un vero e proprio energumeno ci stava spiando scopare.
“È un guardone” dissi. “Valentina, forse è meglio andar via...”
Ma lei aveva ripreso tranquillamente a cavalcare il mio cazzo.
“Ma no” ansimò “che fastidio ci dà se guarda... e poi ora sono troppo arrapata... non voglio interrompere la nostra scopata...”
“Ma amore...”
“Ssstt... stai zitto e scopami...”
Così continuai a fotterla, in parte eccitato anch'io, lo ammetto, dalla presenza dello sconosciuto. Ma mentre in me persisteva una forte parte di imbarazzo e timore, Valentina si era totalmente abbandonata alla libidine. Sentivo la sua fighetta stringersi ritmicamente attorno al mio cazzo.
Poi la mia ragazza fece una cosa che mi sorprese: accese la luce all'interno dell'abitacolo.
“Ehi, ma sei impazzita?” replicai. “Così ci vede bene! Così potrebbe riconoscere anche i nostri volti!”
“Ssst...” disse lei mettendomi un dito sulle labbra “Stai zitto e continua a fottere”.
E, incredibilmente, le diedi ascolto. Continuai a fotterla.
Notai che il guardone si era avvicinato. Ora era solo a un paio di metri dalla macchina.
Valentina, eccitatissima dalla situazione, si prese le grandi tette tra le mani e cominciò a massaggiarsele. Le soppesava, giocherellava coi capezzoli, mostrandole all'uomo.
D'un tratto sentii qualcosa battere contro il finestrino. Mi voltai e vidi che l'uomo aveva appoggiato il cazzo contro il vetro.
Alla vista di quella bestia, Valentina si arrapò ancora di più. Ora mi fotteva selvaggiamente, senza alcuna sosta. Poi la vidi chinarsi e leccare il vetro del finestrino all'altezza dell'uccello dell'uomo. Il quale, ormai arrapato oltre ogni limite, si prese il cazzo in mano e si fece una sega veloce. Dopo pochi rapidi colpi sborrò sul finestrino. Poi si allontanò.
Poco dopo venimmo anche noi, esausti ma tuttavia soddisfatti dall'esperienza. Gli occhi di Valentina brillavano.
“È stato molto eccitante”, mi disse “Abbiamo fatto venire uno sconosciuto...”
Io non dissi niente. Ci ricomponemmo e ce ne andammo.


5

Sul finire di luglio Valentina ed io fummo invitati da alcuni amici ad una festa sulla spiaggia.
Arrivammo sul posto verso le undici di sera, dopo aver cenato in una pizzeria. La serata era piacevole; non c'era vento e il cielo era limpido. Brillavano le stelle.
In tutto eravamo circa una ventina di persone, tra amici e conoscenti. Notai con irritazione che, tra gli altri, c'era anche un certo Davide. Era un tipo che mi stava davvero molto antipatico. Aveva la mia stessa età e ci conoscevamo di vista. Alto, moro, due belle spalle e un fisico asciutto, aveva la fama di essere un vero rubacuori. Ma il motivo del mio astio nei suoi confronti era un altro: sapevo che aveva un debole per Valentina. Me lo avevano rivelato alcuni amici in comune, riportandomi i volgari apprezzamenti che lo stronzo aveva fatto.
C'era da preoccuparsi?
Sereno non ero di certo, anche perché quella sera la mia fidanzata era più figa che mai. Indossava un paio di calzoncini attillati e cortissimi, una magliettina aderente che terminava appena sopra l'ombelico e metteva in risalto quelle tette meravigliose.
Naturalmente calamitò gli sguardi di tutti i presenti maschi... e anche quello di Davide.
Non succederà niente, pensavo, posso stare tranquillo. Valentina ha detto di essersi pentita... e forse era sincera.
Il tempo passava e si stava facendo tardi. La serata trascorreva in allegria. Sedevamo tutti intorno al falò e chiacchieravamo e scherzavamo e ridevamo; Valentina parlottava in disparte con una sua amica ed io con due vecchie conoscenze.
Tutto a posto, quindi.
Ero così preso dalla conversazione che mi estraniai dagli altri per alcuni minuti. Quando finalmente cercai con gli occhi la mia ragazza, non la vidi.
Dov'era finita?
Subito sentii un nodo alla gola e un macigno depositarsi nel mio stomaco.
Anche Davide era scomparso.
Non è possibile, mi dissi. Non è possibile che...
Mi alzai, nervoso, deciso a constatare la fondatezza del mio sospetto.
“Vado a liberare la vescica” dissi agli amici che si trovavano vicino a me. “Torno tra poco”. Così, con la scusa di pisciare, mi allontanai e cominciai a cercare la mia ragazza.
La mia ragazza e Davide.
Complice il buio, non fu facile individuarli. Furono dei rumori l'indizio determinante per la mia ricerca.
Li trovai dietro ad un cespuglio, molto distanti dal falò.
Sentivo la voce di quel bastardo di Davide sussurrare:
“Mmm sì... brava porcellina... come me lo succhi bene... hai una lingua fantastica...”
Sentivo anche gli inconfondibili mugolii della troia, intenta a succhiare. Pompava rumorosamente, senza alcun ritegno. Che vacca...
Mi avvicinai e mi acquattai nei pressi del cespuglio, attento a non far rumore e ben protetto dall'oscurità.
“Ti ho desiderata dalla prima volta che ti ho vista”, continuò Davide mentre si godeva il pompino. “Me l'hai fatto diventare subito duro come un sasso. Sei una figa incredibile, Valentina...”
“Anche tu mi sei sempre piaciuto” disse Valentina staccando la bocca dall'uccello. “Ma adesso perché non mi lecchi un po' le tettone? Ne ho tanta voglia...”
Si sfilò la magliettina ed offrì i seni al porco, che cominciò a leccarli e a mungerli con gusto.
“Mmm” gemeva la mia fidanzata “bravo, così, succhia bene i capezzoli... goditi le mie bocce, maiale...”
“Sono fantastiche... voglio sbatterci il cazzo in mezzo...”
“E che aspetti allora... così, ecco, posizionalo bene nel solco... senti qua come sono morbide... goditele per bene porco... sì... senti come scorre bene il tuo cazzo tra le mie bocce... mmm... ti piace?”
“Tantissimo...”
“Mmmm... e allora goditele bene... alla faccia del mio ragazzo... e pensare che gli avevo promesso di essere fedele, d'ora in poi...”
“Voglio scoparti” la interruppe Davide. Il bastardo si sdraiò sulla sabbia e fece salire Valentina a cavalcioni su di lui. Cominciarono a fottere senza ritegno. Quella troia gemeva di piacere.
“Oh sì... come mi piace il tuo cazzo... mmm... dai riempimi la figa per bene con la tua mazza... è molto meglio dell'uccello del mio fidanzato... oh sì... sì... come mi piace... aah...”
Andarono avanti così per molti minuti. Davide aveva una resistenza davvero invidiabile. Geloso ed eccitato, ero però troppo sorpreso anche solo per toccarmi. Rimasi quindi immobile a sbirciare le loro sagome nel buio accoppiarsi senza ritegno.
La cavalcata continuò ancora a lungo. Davide non perdeva occasione di baciare e leccare le grandi tette della mia fidanzata, la quale gliele porgeva felice. Mentre il porco le succhiava i capezzoli, lei gli accarezzava con dolcezza la testa.
“Mmm sì” mugolava “il tuo cazzo nella figa e la tua lingua sui miei capezzoli sono formidabili... mi fai proprio godere come una troietta... che bel cazzo che hai, Davide...”
“E tu hai una figa fantastica, Valentina! Prendi, prendi il mio cazzo! Prendilo tutto...!”
“Oh sì... oh sì...”
Passò ancora del tempo, poi Davide esclamò:
“Adesso ho voglia di farti il culo! Ti prego, non dirmi di no...”
“Ma certo che ti offro il mio culo... a te offrirei qualsiasi cosa... sono tutta tua...” Si mise a pecorina sulla sabbia e agitò le sue belle chiappe davanti all'uccello di Davide. “Avanti” lo incitò “sbattimelo dentro... fammi il culo, porcone... dai, non farmi attendere... inculami per bene...”
Davide appoggiò la cappella sull'ano di Valentina e in attimo fu dentro. Cominciò a pomparle il culo come un forsennato, mantenendo sempre ritmi altissimi. Lei godeva ad alta voce, per nulla intimorita al pensiero che qualcuno (e magari proprio io) potesse sentirla.
“Oh sì! Fammi il culo, amore! Fammi il culo Davide, sbattimelo per bene nell'ano... dai... mmm... che goduria... che piacere... che bello... oh sì... allargamelo tutto per bene, come mai potrà fare quel cornuto del mio ragazzo...”
Eh sì: avevo la prova che Valentina non sarebbe cambiata mai, nonostante tutto quello che mi avesse detto e mi avrebbe potuto dire in futuro. Era una puttanella, una vera troietta amante del cazzo. Finché fossi rimasto con lei avrebbe continuato a riempirmi di corna.
Dopo un po' Davide arrivò all'orgasmo. Lo annunciò compiaciuto:
“Sto per sborrare, Valentina!”
E lei:
“Vienimi nel culo, ti prego! Riempimi di sborra tesoro, non farti pregare!!! Voglio il tuo seme caldo tutto dentro di me!”
Ansimando il bastardo venne, inondandole il culo di sperma. Poi restarono un po' abbracciati, a scambiarsi baci e carezze.
“Dimmi che non sarà l'ultima volta, questa” disse Valentina mentre lo baciava dolcemente sul collo. “Dimmi che mi fotterai ancora altre volte...”
“Stai tranquilla” la rassicurò lui “il mio uccello sarà tuo ogni volta che vorrai...”
Si baciarono di nuovo, profondamente, con la lingua. Mentre si ricomponevano, io mi allontanai in silenzio e tornai al falò.

6

Fu una serata lunga, quella. Finché restammo in spiaggia non dissi niente e feci finta di non aver visto nulla. Affrontare il discorso in presenza di altre persone sarebbe stato imbarazzante soprattutto per il sottoscritto. Così feci la parte dell'ignaro fino al momento del ritorno.
In macchina però mi decisi a sollevare la questione. Mentre guidavo, con Valentina al mio fianco, esordii:
“Ti ho vista, sai?”
Lei fece una faccia ingenua e innocente. Finse un'espressione confusa e con voce angelica ribadì:
“Hai visto cosa?”
“Ti ho vista fottere con Davide!” la incalzai arrabbiato. “Sei proprio una troia! Mi avevi promesso di restarmi fedele e che...”
“Mi hai visto con Davide?” interruppe lei. La voce non era affatto allarmata, ma anzi sicura e tranquilla. Perversa, aggiungerei.
“Sì, ti ho vista” ripetei, abbassando i toni e restando in attesa della sua reazione.
“E di preciso, cosa ci hai visti fare?”
“Praticamente tutto! Ho visto quando glielo succhiavi, quando lo hai preso tra le tette, poi in figa... e infine ti sei fatta anche inculare! Sei proprio una puttanella! Mi avevi promesso che...”
“Scommetto che ti sei eccitato” m'interruppe lei con aria sorniona. “Scommetto che il mio bel cornutello si è eccitato a vedere la sua fidanzata fottere con un altro... come ai vecchi tempi...” Mentre parlava portò la mano sul mio pacco e mi accarezzò l'uccello. Lo trovò già bello duro, così disse: “Oh, ma sei ancora eccitato... bravo il mio cornutello... allora ti eccita ancora vedermi fottere con altri ragazzi...”
“No” farfugliai “io non voglio che tu mi tradisca, sono arrabbiato, io...”
Ma lei continuava ad accarezzarmi il pacco. Poi mi slacciò i calzoni e cominciò a menarmelo lentamente.
“Sei un porco”, mi diceva “un porco a cui piace portare le corna... mmm... è stato tanto bello fottere con Davide... credo proprio che me lo fotterò ancora, dato che a te fa questo effetto... porco...”
Fui costretto ad accostare in una stradina di campagna.
Mentre mi masturbava, Valentina continuava a parlare:
“Mmmm... che bravo maialino che sei... mio dolce cornutello... ecco da bravo, goditi per bene la mia mano... senti che bella sega che ti faccio... mmm... goditela mentre pensi a come Davide mi ha fottuta per bene, in tutti i buchi... oohh... che bello che è stato... pensa al suo uccello che mi riempie, mentre ti masturbo... sì... pensa a tutto lo sperma che mi ha regalato... mmm... ti piace la sega che ti sto facendo, vero cornutello...? …. oh sì... intanto immagina il suo cazzone tutto dentro di me... sì... ripensa a quando mi ha svuotato le palle nel culo, quel monellaccio...”
Il ritmo della sua mano unita alle sue parole mi eccitavano troppo. In breve mi trovai sull'orlo dell'orgasmo.
“Oh sì...” cinguettava quella puttana della mia ragazza “sborrami nella mano, sborra come un bravo porcellino... come un piccolo e dolce cornutello... dai, vienimi in mano... su da bravo, sborra... sborra pensando alla mazza del mio nuovo amante... cornuto... porco...”
Sborrai copiosamente.

7

Le immagini del suo ultimo tradimento continuavano ad avvicendarsi nella mia mente. Così, quando tornammo a casa, io ero di nuovo eccitato come un porco.
La portai subito in camera da letto, le sollevai la maglietta e cominciai a leccarle e a baciarle le tettone.
“Mmmm” mugolava lei “bravo il mio cornutello, leccami le bocce... le stesse bocce che poco fa si è goduto anche Davide...”.
Leccavo come un forsennato, e le sue parole non facevano altro che eccitarmi. Ci spogliammo entrambi e lei me lo prese in mano. Mentre mi masturbava seguitava a parlare:
“Bravo cornuto... sono contenta che ti ecciti vedermi con un altro... anche perché i miei incontri adulterini continueranno di certo... mmm... mi piace troppo il cazzo di Davide... potrebbe essere un buon sostituto di quello di Claudio... mi dispiace amore, ma sai, il tuo uccello non può soddisfarmi del tutto... io ti voglio bene, ma ho bisogno di ben altro... ho bisogno di veri cazzoni che mi riempiano...”
Ora mi ero stancato della sega, però, e volevo fotterla. Glielo dissi e lei mi rispose:
“D'accordo, però prima dammi una leccatina nel culo... dai... c'è tanta sborra lì... tutto il seme che Davide mi ha regalato... su leccalo un poco, vedrai come ti piace... goditelo amore, cornutello adorato...”
Senza pensare troppo a ciò che stavo facendo, mi lanciai sul suo culo e cominciai a leccarlo per bene. Raccolsi con la lingua molto del seme di Davide. Lei intanto se la godeva molto:
“Oh che bravo cornutello che sei... mmm... lecca bene tutto lo sperma del mio amante... mmm... dai... senti che buono... senti com'è gustoso... mmm... ti piace eh? Te lo stai proprio gustando, porcellino... mmm... senti com'è caldo ancora... ooh, quanto mi è piaciuto sentirlo dentro, quando mi ha annaffiata per bene... dai leccami il culo cervo, leccami il culo pieno di sperma...”
Leccavo come un forsennato, infoiatissimo.
Poi lei mi accarezzò il cazzo e disse:
“Ma senti quanto si è eccitato il mio dolce cervo... quanto ti piacciono le corna eh?... mmm... dai... ora da bravo, sbattimelo nel culo... nel mio culino ancora pieno dello sperma di Davide... vedrai quanto sarà bello, immergere il tuo uccello in quella calda cremina... dai, che aspetti...”
Così mi sistemai con l'uccello dietro di lei e cominciai a incularla. Il suo culo era davvero ancora pieno della sborra di Davide: il porco l'aveva riempita a dovere. Sentivo il mio cazzo sguazzare in mezzo a tutto quel seme.
“Oh!” ansimava lei da vera troietta “oh sì... amore... dolce cervo... continua a fottermi il culo pieno di sperma... dai... senti che bella sensazione... il tuo cazzo immerso in tutta questa gustosa cremina... mmm... lo so che ti piace tanto... lo sento da come mi fotti... ti piace proprio da impazzire... dai amore... fammi il culo, come già ha fatto Davide... inculami pensando a tutte le corna che ti metterò in futuro... con Davide e con altri bei cazzoni...”
Era troppo eccitante e non resistetti oltre. Gemendo venni, aggiungendo il mio sperma a quello del suo amante.
Mi accasciai sul letto, in silenzio. Non sapevo cosa dire. Cosa mi avrebbe riservato il futuro? Di cosa era capace la mia fidanzata? Non non avevo idea. Quella che un tempo ritenevo una ragazza innocente e adorabile, era in realtà una vacca senza limiti, una puttanella sempre pronta a cornificarmi e sempre eccitata all'idea di accogliere nei suoi orifizi nuovi e pulsanti uccelli.
Povero me!

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