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Il Cervo E La Fidanzata Tettona (I)

1

Era stata attenta, la troia.
Per mesi non avevo sospettato nulla. Non c'era dubbio: era stata davvero abile a celare i suoi tradimenti.
Ed io, povero cornuto del cazzo, mi ero sempre fidato ciecamente di lei.
Ero fidanzato con Valentina ormai da quasi due anni e nulla, assolutamente nulla, mi aveva fatto presagire ciò che invece, amaramente, (assai amaramente!) scoprii.
Bionda, occhi castani, una quarta di seno e un culetto sodo: che dire, la mia ragazza era proprio un gran bel pezzo di figa. Mi ero innamorato di lei la prima volta che l'avevo incontrata, per caso, ad una festa.
Perdutamente innamorato.
Del suo corpo, naturalmente, ma anche del suo carattere, sempre allegro e - credevo - trasparente e sincero.
Col cazzo.
La drammatica scoperta è avvenuta un paio di mesi fa. Avevamo da poco fatto l'amore, a casa mia, e lei si era addormentata. Io non avevo sonno e avevo cominciato a girare per la casa, fino a che il mio sguardo era caduto sul suo cellulare, dimenticato su un tavolo.
Non era la prima volta che, di nascosto, avevo controllato le sue chiamate e i suoi messaggi. Ma non avevo mai trovato niente che potesse farmi sospettare o ipotizzare un suo tradimento.
Era stata davvero attenta, la troia.
Aveva sempre cancellato tutto.
Così, convinto che non avrei trovato nulla neanche quella volta, e anzi vergognandomi non poco per la mia indiscrezione, avevo cominciato a guardare i suoi messaggi.
Uno di essi mi fece gelare il sangue nelle vene.
Era di un certo Claudio.
"Ti penso in continuazione", c'era scritto. "Ho voglia di fare ancora l'amore con te. Ti aspetto domani sera, alle dieci, a casa mia. Ti amo".
Controllai nella cartella dei messaggi inviati. Mi tremavano le mani. Valentina si era dimenticata di cancellare anche il suo messaggio di risposta.
"Ti penso anch'io", recitava l'sms. "tanto tanto. Domani m'inventerò una scusa con il cornuto e verrò da te. Ti amo anch'io".
Cazzo! Cazzo! Cazzo!
Per poco non mi sentii svenire.
Cosa dovevo fare?
Decisi di prender tempo. Valutare la situazione e poi agire di conseguenza. Scosso, addolorato, furioso, tornai in camera da letto e mi sdraiai accanto a Valentina. Non riuscii a chiudere occhio.

Il pomeriggio seguente eravamo insieme. Eravamo stati in un parco, poi in un centro commerciale a fare acquisti.
"Amore" mi disse lei mentre la riportavo a casa. "Stasera non possiamo vederci, ho un impegno con dei parenti. Ti scoccia?"
"No, assolutamente" le risposi e pensai: Col cazzo che devi vedere dei parenti, troia fottuta. Te la farò pagare, te la farò pagare...
Non so come mi trattenni dal darle uno schiaffo quando avvicinò il suo volto al mio e mi baciò.
"Ti amo", disse "allora ci vediamo domani, okay?"
"Okay", risposi con un filo di voce. "Ti amo anch'io..."
Troia!

La sera, naturalmente, la pedinai. Mi feci prestare l'auto da un amico e rimasi sotto casa sua ad aspettare. Venti minuti prima delle dieci uscì di casa, salì sulla sua macchina e cominciò ad andare.
La seguii, a debita distanza.
Dopo un brev zig zag tra il traffico, parcheggiò vicino ad un palazzo e scese. Mi fermai anch'io, ad una decina di metri di distanza e la osservai. Indossava una mini cortissima e una magliettina con una generosa scollatura, che mostrava le sue splendide tette. Truccata come non mai, era proprio una figa da panico.
Mi sentivo una merda. Due corna tanto grandi da sbattere contro il tettuccio dell'auto.
Vidi Valentina entrare nel palazzo e allora realizzai: avevo capito chi era il Claudio del messaggio! Un suo vecchio amico, un fighetto idiota senza un minimo di cervello. Mi era sempre stato antipatico. Non riuscivo a credere che quello stronzo si scopasse il mio amore!
Rimasi immobile nella macchina per una ventina di minuti, poi mi venne un'idea. Chiamai Valentina.
Lei rispose dopo un po'.
"Pronto, amore?" La sua voce era incerta. Forse si stava già divertendo con il suo amante. "Che c'è tesoro?"
"Niente", le risposi, cercando di dare alla mia voce un tono fermo e sicuro. "Avevo soltanto voglia di sentirti... che fai di bello?"
Lei esitò.
"Mah, niente in particolare, sai com'è" rispose infine, "queste serate con i parenti sono sempre una noia..."
Mi parve di sentire la voce di Claudio, in sottofondo, che le chiedeva di attaccare.
"Immagino", convenni "ti starai proprio annoiando..."
"Eh sì. Ma che ci vuoi fare... ogni tanto questi incontri con i parenti sono d'obbligo... amore, ora ti devo lasciare. Ricordati che ti amo e che mi manchi tanto..."
"Anche tu..." risposi e chiusi la conversazione.
Troia bastarda! Come mi stava prendendo in giro!
Ma, incredibilmente, mi accorsi di una cosa. Per quanto fossi geloso e incazzato, il mio cazzo era diventato duro come il marmo. Incredibile: mi ero eccitato al pensiero della mia ragazza con un altro!
Accesi il motore e tornai a casa, cercando di distrarmi e di far scemare l'erezione. Niente da fare. Una volta nella mia stanza, fui costretto a masturbarmi. Me lo presi in mano e mi feci una sega rabbiosa, pensando alla mia ragazza sbattuta da quella testa di cazzo di Claudio.


2

I giorni passavano. Non sapevo come comportarmi. Sapevo che avrei dovuto lasciarla, ma non era semplice per due ragioni.
a) la amavo ancora, nonostante tutto
b) volevo vendicarmi in qualche modo.
L'occasione si presentò un paio di mesi dopo, quando decisi di portarla in vacanza in un vicino paesino di montagna. Affittammo una baita per sette giorni.
Durante i primi tre sciammo, giocammo con la neve e sciocchezze simili. Pensai, con amarezza, a quanto quei momenti mi sarebbero apparsi belli se non fossi stato a conoscenza di quanto di losco c'era nella vita della mia ragazza.
La fottutissima troia.
Il quarto giorno mi venne un'idea. Sapevo che ancora si vedeva e sentiva con quello stronzo del suo amante - avevo continuato a pedinarla in quei due mesi - ma forse ora avrei avuto l'occasione di coglierla in castagna. Fare una scenata, farla sentire una merda, e poi magari allungare anche un paio di ceffoni a lui.
Così, al quarto giorno, m'inventai che dovevo rientrare in città per un improvviso impegno di lavoro.
"Un imprevisto, amore", le dissi. "Non posso proprio evitare. Però, dato che ho già pagato l'affitto della baita per una settimana, perchè tu non resti anche questi ultimi tre giorni? Potresti chiamare un'amica e restare qui con lei".
Neanche a dirlo, lei accettò al volo.
"Mi dispiace che tu debba andartene, amore, però hai ragione: sarebbe un peccato sprecar soldi. Lo dirò ad Ilenia, una mia amica; sicuramente mi raggiungerà qua".
Come no, pensai, probabilmente questa Ilenia neanche esiste; di sicuro chiamerai il tuo amante.
Così la salutai e feci finta di andarmene. In realtà restai in zona.
La sera, come previsto, arrivò Claudio con la sua auto.
"Figlio di puttana", pensai tra me quando, ben nascosto, lo vidi parcheggiare e scendere dall'auto "stasera vi farò passare un brutto quarto d'ora. A te e a quella troia della mia ragazza".
Naturalmente avevo una mia chiave della baita. Così mi feci un giro per il paesino e, a notte fonda, tornai alla baita.


3

In silenzio, come un ladro, aprii la porta ed entrai. Era tutto buio. A passi felpati raggiunsi la camera da letto, da dove provenivano dei rumori.
Fortunatamente la porta non era chiusa del tutto: un leggero spiraglio mi permetteva di vedere all'interno.
Una lampada da comodino accesa riempiva la stanza di una luce arancione.
Valentina era straiata sul letto, con solo il reggiseno addoso, mentre Claudio, ancora vestito, era intento a leccarle la fica.
"Come lecchi bene, amore", stava dicendo la porca "hai una lingua fantastica".
"Sono contento che ti piaccia..."
"Si, mi piace da morire, ma ora lascia fare un po' a me".
Velocemente gli calò calzoni e mutande. Spuntò fuori un cazzo micidiale, davvero enorme.
Con la grazia di una grande troia, Valentina prese a masturbarlo mentre lo limonava. Poi gli fece togliere la maglietta e, mentre continuava la sega, gli leccò ben bene i capezzoli.
Poi scese. Raggiunse il pene, ma per il momento lo evitò e si dedicò ai testicoli. Leccò e baciò quelle grosse palle pelose a lungo. Ogni tanto prendeva una manciata di peli in bocca e li succhiava, come se li stesse spompinando.
Infine, imboccò la grossa mazza.
Mugugnava come la peggiore delle cagne, mentre succhiava rumorosamente. E pensare che con me, qualche volta, ancora faceva delle storie per prenderlo in bocca...
"Ti piace come te lo succhio?" gli chiese staccando per un attimo la bocca dal cazzo.
"Certo che mi piace, amore" rispose Claudio. "E a te eccita l'idea di cornificare il tuo ragazzo?"
"Da morire!" rispose lei tra una leccata e l'altra. "E' un povero coglione e se lo merita. E poi tu sei troppo figo... come ti vedo non capisco più nulla". E tornò giù, a succhiare affamata.
"Ma allora perchè non lo lasci, quell'idiota?"
"A dir la verità non lo so" rispose Valentina slinguazzandogli di nuovo le palle. "Un po' di bene gliene voglio... forse proprio perchè è un coglione". Rise. "E poi mi fa comodo stare con un fesso. Lo posso usare come voglio... fargli pagare una baita come questa per una settimana, ad esempio..."
Risero entrambi.
Claudio cominciò, mentre si godeva il pompino, a massaggiarle le tettone. Le abbassò le coppe del reggiseno e cominciò a leccargliele. Lei, nel frattempo, lo segava piano.
Pomiciarono a lungo. Un gioco di lingue e bava, a volte tenero a volte più selvaggio.
Ed io, senza quasi accorgermene, mi ritrovai con il cazzo in mano.
Merda! Avrei voluto entrare, fare una scenata, eppure ora, vinto dall'eccitazione di quella scena libidinosa, ero lì, a spiarli dallo spiraglio della porta e a masturbarmi come un maiale.
Claudio, nel frattempo, immerse completamente la testa tra le bocce immense della mia ragazza, mentre lei continuava a masturbarlo.
"Ti piacciono, vero, amore?" le chiese la vacca.
"Moltissimo! Sono pazzesche. Non riesco proprio a togliermele dalla testa, le tue immense tette".
"E non voglio nemmeno che tu te le tolga dalla testa", disse lei "ma ora... che ne dici di montarmi?"
Si mise a novanta e Claudio, senza dire niente, la penetrò in un istante. Il cazzo scivolò in quella figa fradicia come nel burro.
Lei esclamò: "Ah, come sei grosso! Dai, fottimi per bene amore!"
Lui non si fece attendere e cominciò ad assestarle colpi vigorosi.
Poi cambiarono posizione. Lui si sdraiò supino e lei gli salì sopra, iniziando una cavalcata pazzesca. Nel mentre, lui continuava a palparle le tettone, talvolta le succhiava e le baciava, le sbavava, talvolta le ficcava la lingua in bocca e pominciavano mentre fottevano.
Porci bastardi!
"Amore, sto per venire", disse lui ad un tratto.
"Vienimi pure dentro, prendo la pillola" rispose Valentina accelerando il ritmo. "Dai porcellone, vieni... vieni amore mio, riempimi di sborra... alla faccia del cornuto!"
Vennero insieme.
A quella scena neanche io resistetti più e sborrai copiosamente nella mia mano.
E allora accadde la disgrazia: senza accorgermene sbattei contro la porta, che inesorabilmente si spalancò.
Si voltarono entrambi a guardarmi, stupiti e spaventati.
Ero lì, con in mano il cazzo gocciolante, che li guardavo senza dire una parola.
Che figura di merda che avevo fatto! Altro che la scenata che avevo in mente o l'irruzione virile che mi ero proposto! Ero riuscito soltanto a fare una figura di merda!
Oh cazzo, pensai, e ora che faccio?


4

"Che diavolo ci fai tu qui?" gridò Valentina tenando istintivamente di coprire le sue nudità. Claudio le era uscito dalla fica e anche lui mi guardava sorpreso.
"Io..." Non sapevo che dire.
"Ehi, ma il cornuto si stava masturbando!" esclamò all'improvviso Claudio, accorgendosi solo in quel momento del mio cazzo gocciolante.
"E' vero!" rincarò la dose Valentina. "Ci stavi spiando e ti sei masturbato!"
Non sapevo cosa dire. Dalla ragione ero improvvisamente passato al torto. Che figura del cazzo.
"Mi sa che al cervo piacciono le corna!" ridacchiò Claudio "se si è eccitato al punto di farsi una sega..."
"Ma allora non era vero che dovevi lavorare", sibilò Valentina. "Era tutta una menzogna, un piano per vederci scopare. Tu sapevi che Claudio era il mio amante e hai architettato tutto..."
"Non è così, ma io, cioè, il punto è che volevo... voi due..." Balbettavo frasi senza senso, distrutto dalla vergogna.
"Se ti piace tanto vederci, vieni più vicino!" disse all'improvviso Valentina. Poichè ero rimasto immobile, si alzò dal letto e mi raggiunse, mi prese per mano e mi trascinò sul letto. Qui si sdraiò e allargò le gambe.
"Guarda la mia figa!" disse perentoria "guarda la mia figa piena dello sperma di Claudio! Ti piace? Ti eccita vederla così da vicino, tutta imbrattata di sborra?"
Non risposi, ma il mio cazzo cominciò a dar subito segni di nuova vita. Incredibile. Per lei fu una risposta sufficiente.
"Allora leccamela!" ordinò. "Leccami la figa, puliscila bene da tutto lo sperma di Claudio! So che ti piace, che ne hai voglia!"
Come impazzito, mi abbassai tra le sue gambe, tirai fuori la lingua e cominciai a leccare.
"Bravo cornuto, leccala tutta, guarda quanta ce n'è... il mio amante mi ha riempita per bene... su da bravo, lecca..."
Mi afferrò la testa e me la spinse ancora più forte contro la sua fica.
"Forza! Fammela sentire bene la lingua! Raccogli tutto lo sperma... dai su, da bravo, cornuto, cervo del cazzo, bevi, bevi lo sperma del mio vero amore!"
Leccai tutto, ubbidiente. Ed eccitato come non mai.
"Su, avanti, forza con quella lingua!" incalzò la mia ragazza. "Non vedi che un po' di sperma mi è colato anche lungo le cosce? Raccoglilo e bevilo!"
Ubbidii.
Il mio cazzo aveva raggiunto ora la piena erezione.
Ma che cazzo mi stava succedendo? Mi ero rincoglionito?
Valentina se ne accorse ed esclamò:
"Ma guarda che cornuto sfacciato! Guarda come si eccita a leccare lo sperma del mio amante! Su avanti, continua, leccalo tutto..."
Intanto Claudio si era seduto al suo fianco. Iniziarono a pomiciare dolcemente, i due piccioncini, mentre io ero intento a leccarle la figa.
Poco dopo anche Claudio era di nuovo in tiro e Valentina mi scansò senza alcuna gentilezza.
"Ora guarda," mi disse "guarda come mi faccio inculare da Claudio. Ti va, tesoro? Ti va di farmi il culo?"
"Certo amore" rispose Claudio, arrapatissimo.
"Bene... ma prima tu, cornuto di merda, leccami per bene il buco. Prepara la strada al cazzone di Claudio".
Si mise a novanta ed io, ubbidiente, mi avvicinai al suo culo.
"Sai", mi disse, prima che iniziassi a leccare "devo confidarti una cosa. Prima sono andata a cagare e non credo che sia proprio pulito... ma tu lecca senza fiatare!"
Così feci. Leccai senza fiatare... ed era vero: il suo culo non era pulito affatto. Sentii un forte sapore di merda.
Poco dopo erano pronti.
Claudio gli appoggiò la cappella al culo e spinse. Qualche secondo dopo la stava scopando.
"Inculami, amore, inculami per bene" gridava Valentina. "Inculami alla faccia di questo cornuto! Guarda che poveretto, lì con il cazzo dritto... un guardone di merda, ecco che cos'è... tu sì che sei un vero uomo... dai fammi il culo amore, fammelo per bene..."
Il ritmo si era fatto selvaggio. Io, a pochi centimetri da loro, mi masturbavo impotente.
"Mmmm sìì..." mugolava quella porca della mia ragazza. "Come mi fotti bene, amore... da oggi in poi fotterò solo con te... questo schifoso non lo voglio nemmeno più toccare..."
Poco dopo, gemendo, Claudio si svuotò le palle nel suo culo.
"Sì" ansimava lei "riempimi di sborra... allagami l'intestino col tuo sperma... dai... riempimi bene Claudio, amore mio.... che ora a questo cornuto gliela facciamo leccare tutta... a lui piace berla..."
E così fu. Quando ebbero finito, leccai tutto il culo della mia ragazza, completamente imbrattato dallo sperma di Claudio.
"Sì cornuto... bevi tutto quanto..."
Mi fece mettere supino sul letto. Lei si sistemò a cavalcioni sulla mia faccia e, proprio come se stesse cagando, lasciò colare tutto lo sperma che la riempiva nella mia bocca.
"Ecco così", sussurrava "bevitelo tutto, cervo del cazzo... bevi cornuto, apri bene la bocca e ricevi lo sperma di Claudio... mmmm dai che ti piace... uuh.. si che ti piace... puoi anche farti una pippetta mentre lo bevi... così bravo, prenditelo in mano e masturbati da solo, dimostra quando sei cornuto e coglione... dai che ti piace... non ti azzardare a chiudere la bocca e bevi tutto lo sperma... mmmm... senti che buono... c'è mischiata anche un po' della mia merda... senti com'è gustoso... goditelo tutto..."
Sborrai come un pazzo, come mai mi era accaduto in vita mia.
Quando venni, Valentina e Claudio scoppiarono a ridere.
"Ora puoi anche andartene", disse la mia ragazza. "Lasciaci soli, cervo. Torna a casa e fatti una bella sega ripensando alla scena, se ancora ce la fai. Noi abbiamo di meglio da fare".
Detto questo si accoccolarono sul letto, abbracciati, e iniziarono a pomiciare dolcemente.
Stordito, confuso, barcollando come un ubriaco, uscii dalla stanza e me ne andai.


5

Mi era crollato addosso il mondo. Mi sembrava di trovarmi nel profondo di un incubo.
Per molti giorni non vidi Valentina: lei non si fece sentire ed io non osavo chiamarla, neanche per chiarire. Cosa c'era da chiarire, poi?
Un pomeriggio, però, squillò il telefono.
"Pronto?"
"Ciao, tesoro". Mi sentii gelare quando riconobbi la voce. Era lei, era proprio lei, la mia ragazza.
La troia. Come osava chiamarmi "tesoro"?
"Senti", mi disse "volevo parlare di quello che è successo quella notte. So che probabilmente sei arrabbiato, ma ti prego, non riattaccare. Ascolta almeno quello che voglio dirti".
"Ti sto ascoltando" sussurrai.
"Bene. Vorrei che tu venissi a casa mia, questa sera. Così... be', così possiamo far chiarezza su quanto è accaduto e prendere delle decisioni. Verrai?"
Mi sentii rispondere: "Verrò".

Quella sera alle otto ero a casa sua.
Suonai il campanello, poi mi accorsi che la porta era aperta.
Entrai.
Tutto era buio.
L'atmosfera mi ricordava quella terribile scena di qualche tempo prima, quando l'avevo vista scopare alla baita con il suo amante, quel bastardo schifoso.
"Valentina?" chiamai. "Sono arrivato".
Silenzio per qualche minuto. Poi una voce:
"Sono qua, nella mia stanza, vieni".
Percorsi il corridoio e raggiunsi la sua stanza. Aprii la porta e...
Cazzo! Per poco non svenni.
Sul letto, completamente nudo e a cazzo moscio, c'era Claudio, il suo amante. Lei era inginocchiata ai piedi del letto, in mutandine e reggiseno.
"Ciao, amore", mi salutò. "Benvenuto".


6

"Cosa significa?" domandai. La mia voce tremava per la rabbia e lo stupore.
"Ho visto quanto ti sei eccitato l'altra volta, mio bel cornutello", disse Valentina con un ghigno. "Ne abbiamo discusso con Claudio. Abbiamo pensato che sarebbe stato bello ripetere l'esperienza..."
"Io non credo che..." Avevo ricominciato a balbettare. Proprio come l'altra volta.
Valentina si alzò e mi raggiunse sulla soglia. Mi prese per mano e mi portò vicino al letto. Mi fece inginocchiare.
"Non fare storie", disse. "So che sei eccitato come un porco. So che ti va. Stavolta faremo tutto molto più lentamente, così ti godrai ogni minimo dettaglio..."
Non appena ebbe finito la frase, cominciò a leccare il cazzo di Claudio. Gli passava la lingua tra i coglioni e lungo l'asta ancora moscia. Nel frattempo mi guardava.
"Ti piace come glielo lecco?" mi chiese facendomi l'occhiolino.
"S... sì" biascicai senza quasi rendermene conto.
Intanto Claudio mugolava di piacere.
Valentina spalancò la bocca e fece scomparire il cazzo tra le sue labbra. Cominciò a pomparlo come un'indemoniata, sbavando e mugugnando senza ritegno. Vedevo le sue guance gonfiarsi e assumere la forma della mazza del suo amante. Il quale, nel frattempo, mi guardava e rideva.
"Ora gli lecco anche il culo", mi disse Valentina e con la lingua cominciò ad esplorare quel buco oscuro. Claudio apprezzò molto.
"Ti va una bella spagnoletta, amore?" gli domandò poi. Il bastardo annuì con vigore.
La mia ragazza si posizionò il cazzo dell'amante tra le immense poppe e cominciò a farlo godere in quella maniera tanto libidinosa. Che troia che era! Stringeva quelle meravigliose tettone e si muoveva con un ritmo ipnotico. Nel frattempo lo guardava negli occhi.
"Te le godi le mie poppe, vero?"
"Oh sì... sei fantastica..."
Andarono avanti per un bel po'. Io, a pochi centimetri, ero come paralizzato. Il mio cazzo no, però: mi accorsi che era diventato duro come la pietra.
"Come immaginavo, il cornuto si è eccitato di nuovo" disse Valentina notando la mia erezione. "Tiratelo fuori, cornutello, e fatti una bella sega..."
Me lo tirai fuori e cominciai a menarmelo.
Lei nel frattempo continuava quella meravigliosa spagnoletta. Istintivamente, mentre mi segavo, allungai una mano e le tastai un seno. Quel seno morbido, caldo... che fino a poco tempo prima credevo fosse solo mio.
"Ehi, ma che fai?" sbottò lei. "Ma guarda te che razza di porco... vuoi partecipare, non è vero?"
"Sì" risposi. "Per favore... fai partecipare anche me..."
Che coglione che ero diventato.
"E va bene" disse lei. "Ti faremo partecipare. Comincia facendo una bella sega al mio amante!"
"Cosa? Io non intendevo questo..."
Neanche mi rispose. Mi prese la mano e la portò intorno al cazzo di Claudio. Cominciai a masturbarlo pian piano. Nel frattempo Valentina salì sul letto accanto al suo amante e cominciarono a pomiciare.
Ogni tanto lei staccava la bocca da quella di Claudio, mi guardava e ghignava: "Che cornuto... ti piace masturbare il mio amante, vero? Masturbalo bene... che ora me lo prendo tutto in figa!".
Così disse così fece. Spostandomi senza tanti complimenti, si mise a cavalcioni su Claudio. La sua figa calda inghiottì il cazzo.
Cominciò la cavalcata.
Io mi sedetti sul letto accanto a loro per osservare la scena. Le tette di Valentina ballavano pazzamente all'aria. Claudio ogni tanto ci immergeva la testa in mezzo, leccandole con gusto.
"Che belle tettone" le diceva.
"Grazie tesoro... e sono tutte per te..."
"Cazzo, non resisto più... sto per venire"
"Sborra allora, non trattenerti... riempimi la figa".
Claudio venne mugolando. Si scaricò nella figa della mia ragazza, poi si sdraiò sul letto esausto.
Poco dopo venni anche io, sporcando il pavimento.
La mia ragazza rise.
"Ormai hai capito qual è il tuo ruolo" mi disse. "Quello di cornuto guardone. Sai bene che non rinuncerò mai al cazzo di Claudio. E' lui adesso il mio vero amore. Da oggi in poi tu sarai sempre servizievole con noi".
Poi arrivò l'ordine che aspettavo.
"E ora leccami la figa".


7

Oramai non mi sorprendevo più della troiaggine di Valentina. Avevo capito di che pasta era fatta e c'era poco da fare.

Quello che invece mi sorprese, e non poco, fu la mia reazione. Lentamente, col passare del tempo, la cosa mi eccitava sempre di più. Tanto che ero arrivato al punto di eccitarmi soltanto pensando a lei fottuta dal suo amante, e ad attendere con trepidazione i loro incontri.
E ce ne furono, eccome se ce ne furono: intere notti passate a fottere, mentre io li guardavo arrapatissimo, per poi ripulire obbediente la figa di Valentina da tutto lo sperma.
Lei era la mia bella troia tettona... ed io il suo cervo.
Vale la pena raccontare di un altro episodio, che avvenne un paio d'anni dopo. Fu quella la prima volta, infatti, che si aggiunse un'altra persona a quegli incontri perversi.
Claudio aveva proposto a Valentina di coinvolgere un suo amico, un certo Samuele. Le disse che sarebbe stato divertente essere fottuta da due cazzoni, mentre io guardavo. Lei accettò all'istante, non solo perché ci teneva a compiacere sempre e comunque il suo amante, ma anche perché l'idea di prendersi un altro pisellone in figa e in culo la arrapava. Inoltre, aveva capito chi era questo Samuele e le piaceva non poco.
Così avvenne. Stavolta ci trovavamo a casa mia. Dopo i convenevoli di rito, Valentina si mise subito d'impegno per riscaldare l'atmosfera: in piedi davanti a Claudio e Samuele, che se ne stavano seduti sul letto, si faceva palpare tutta. Indossava soltanto mutandine e reggiseno ed era bellissima, oltre che porchissima.
Io, su una poltrona in fondo alla stanza, già mi ero preso in mano il cazzo e mi stavo masturbando.
Valentina ancheggiava, offrendo le belle chiappe ai due, che cominciarono a baciarla in ogni dove.
Poi si inginocchiò di fronte a loro e gli accarezzò gli uccelli duri da sopra i pantaloni, per poi sfilarli e menarli a dovere.
“Vi piaccio, bei porconi?” chiedeva segandoli. “Vedrete quanto vi farò godere...”
Si alzò per baciarli entrambi: lunghe pomiciate appassionate, che contribuivano a rendere tutto più eccitante. Poi tornò a dedicarsi ai loro cazzi, succhiandoli con ardore. Non tralasciò, ovviamente, neanche i coglioni.
Dopo qualche minuto, tutto fu pronto per iniziare la grande cavalcata. Valentina non stava più nella pelle dall'eccitazione. Salendo sul letto, si rivolse a me, che continuavo a masturbarmi:
“Guarda cornuto, guarda bene come la tua fidanzata riceve due cazzi insieme...”
Per poco non venni solo a sentire quelle parole.
Valentina fece sdraiare Claudio e gli salì sopra, infilandosi il cazzo in figa. Cominciò a muoversi dolcemente, poi aumentò il ritmo. Le tettone penzolavano davanti alla faccia dell'amante, che non disdegnava di baciarle e leccarle.
“Forza, Samuele” disse poi Valentina. “Ora tocca a te... sbattimelo nel culo mentre lo prendo in figa da Claudio... a te l'onore, sei l'ospite d'eccezione stasera...”
Un ruolo che al bastardo andava proprio bene, dato che si fiondò subito sul culo di Valentina. Il quale culo, oramai abituato alla grande mazza di Claudio, non ebbe difficoltà ad accogliere quella, comunque grossa, di Samuele.
I sospiri, i gemiti, le grida d'eccitazione di Valentina riempirono presto la stanza.
“Sì!” diceva “scopatemi per bene, porci! Così, davanti al mio ragazzo! Lavorami bene la figa, Claudio... mmm... e tu Samuele, fammelo per bene il culo! Oh sì così... sei bravissimo... aaah.... forza ragazzi, datemi i vostri cazzoni... maiali fottetemi.... ancora... sì, ah così...”
Non so quanto durò complessivamente. I due cambiarono posizione e s'invertirono di ruoli frequentemente.
L'unico che non avrebbe mai più potuto cambiar ruolo ero io.
A me spettava guardare. Masturbarmi. E leccare.


8

La via della trasgressione fu per noi lunga e appagante. L'episodio con Samuele non fu l'unica conseguenza della ormai perenne fame di cazzo di Valentina. Ci furono tante altre avventure davvero incredibili... e magari un giorno ne racconterò ancora.

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