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Barbara, Una Moglie Tettona - Un Paziente Molto Arrapato


AUTORE: Danielaz

Ho ventisette anni. Ho già avuto occasione di dire che sono assistente di un dottore. Un andrologo. Prima di scegliere questo mestiere, non sapevo quanto potesse essere imbarazzante. Spesso ai pazienti gli si indurisce, e il dottore mi sgrida, perchè dice che è colpa mia che sono troppo scollata. Io sono testarda, mi vesto come voglio. Più il boss si incazza e più faccio di testa mia. Ma a lui di certo non piace guardare le mie tette tramite le scollature pericolosissime che indosso, lui è gay. Convive con un uomo. Ma se devo essere onesta, quando lavora sembra un angelo, asessuato, senza pudore, una vera macchina. Infatti non è stato facile capire che è gay. L'ho scoperto perchè lo telefonano sempre molti uomini, con belle voci,
Io non controllo mai i cazzi dei pazienti. Sono lì a guardare e ad annotare, ad aiutare il dottore. Solo qualche volta il dottore mi ha chiesto di tenere sollevato il pene del paziente, mentre lui faceva altro. Ed era anche un anziano. Era tutto mollo. Ovviamente porto i guanti. Quei vecchi che ogni tanto vengono da noi, vogliono che sia io a visitarli. Una volta venne un anziano che aveva problemi con l'erezione, ovviamente, a quell'età. Bussò alla porta, e andai ad aprire.
- Prego, si accomodi.
Entrò nella stanza, io stavo firmando alcune carte che il dottore mi aveva chiesto di firmare al posto suo. Fece distendere sul lettino il signor Mario, dicendogli di sbottonarsi i pantaloni. Così fece, ma fissandomi in continuazione. Vedevo con la coda dell'occhio che mi guardava le cosce. Quel giorno portavo le calze e una minigonna, tanto corta che quasi si vedevano gli orli delle calze autoreggenti. Ad un certo punto il dottore si allontanò, per fare una telefonata. Si trattava di una telefonata lunga, perchè avevano chiamato per conto di un caso assai urgente. Cercai comunque di intrattenere in qualche modo l'anziano, che continuava a fissarmi.
- Che problema ha?
- Non riesco ad avere una buona erezione. Non so come mai. Dottoressa secondo lei?
- Eh, signor Mario, mi sa che deve rassegnarsi, è l'età. Comunque non voglio espormi. Dovrebbe aspettare che arriva il dottore ritorni. Arriverà tra un quarto d'ora.
- Ma siccome ho da fare non mi può visitare lei, intanto che arriva il dottore?
- Guardi, veramente non posso. Non sono competente come il dottore.
Continuai a leggere le carte, ma notai che a furia di guardarmi, al signor Mario stava venendo duro. Forse mi aveva raccontato una balla, era solo il pretesto per arrivare a me.
- Basterebbe un piccolo gesto da parte sua per farmelo ritornare come quando era giovane.
- Signor Mario, faccia il serio. Non vede che sto lavorando? E poi sono anche sposata.
Poi lo guardai, si stava accarezzando l'uccello, che aveva portato fuori dai pantaloni, e mi guardava. Ritornai ai documenti da firmare, cercando di ignorarlo, ma lui continuava col provocarmi.
- Ha due angurie...
- Grazie - risposi con un filo di voce.
- Certo che l'occhio ci casca. Ma dottoressa le posso chiedere una cosa?
- Certo.
- Ma il suo seno è rifatto?
- Ma come si permette? Forza, stia disteso e buono.
- Dottoressa ma come mai indossa questa bella minigonna da vera troia?
- Perchè, non le piace? In genere ai miei pazienti piace moltissimo. E poi come si permette di chiamarmi troia?
Cercai di ignorarlo, ma lui continuava con i suoi soliti commenti. Avevo quasi iniziato a non rispondergli più, ma più andava avanti con quelle provocazioni e più mi sembrava di impazzire di eccitazione. Mai nessuno mi aveva detto tutte quelle porcherie messe insieme.
- Dottoressa, venga, le devo dire una cosa a bassa voce.
- Va bene, ma facciamo presto - mi avvicinai.
Con la mano mi aspettava, mi invitava ad avvicinarmi. Mi avvicinai, ma per lui non era abbastanza, e mi disse di avvicinarmi ancora. Adesso era molto vicina al suo corpo, nudo dalla vita in giù. Guardavo il suo arnese duro.
- Non abbia paura, si abbassi verso di me, che devo dirle qualcosa a bassa voce.
Per la curiosità mi abbassi col busto verso di lui, ma non parlò. E subito notai che con la mano stava puntando il suo attrezzo in direzione delle mie tette, verso il mio grande scollo. Sentii la sua cappella toccarmi lì in mezzo, tra le due enormi tette. Allora mi rialzai col busto e gli schiaffeggiai il pene due volte.
- Lei è un maiale, signor Mario. Lei vuole queste, non è così? - gli domandai premendomi i seni, uno contro l'altro. - Non le avrà mai.
- Su, non faccia la schizzinosa. Tanto quel cornuto di suo marito non c'è. Si lasci andare.
- Comunque vedo che il suo arnese ha riacquistato virilità, è duro da far spaveno.
- Sa com'è, se devo essere sincero non ho nessun problema. Ero venuto qui solo per lei
- Solo per me?
- Dottoressa, sto morendo dalla voglia di avere le sue tette. Per favore, mi faccia una sega spagnola.
- Ma che modi! Comunque non sono una puttana.
Ma devo confessare che di voglia di farlo divertire un pò ne avevo molta. Tutte quelle sue parole mi avevano eccitata come una troia. Quindi mi tolsi la maglia nera scollata e le mie tette vennero fuori molleggiando, vistose, morbide. Non portavo il reggiseno, non è mia abitudine portarlo.
- Le farò lo stesso un controllo per vedere se è tutto a posto.
Mi abbassai sul suo arnese enorme, e le mie tette andarono a posarsi proprio su di lui, facendolo sparire per qualche attimo. E lo guardavo negli occhi, c'era molta depravazione nei suoi occhi. Ma cosa stavo facendo? Come mi stavo comportando? Iniziai a pensare che non era giusto quello che stavo facendo, ma intanto quella storia mi aveva intrigato e coinvolta.
- Succhia, succhia dai, o non lo sai succhiare?
- Signor Mario, lei sta abusando della mia disponibilità. Si era parlato solo di una sega spagnola.
- Su, si tratta solo di prendermelo appena un pò in bocca.
Si alzò dal lettino e mi prese per i capelli, voleva prendermi con la forza, ma io gli allontanai le braccia, non avrei mai fatto una cosa per costrizioni.
- Lasciami stare, maiale. Vuoi un pompino? Va bene, ma non c'è bisogno di usare la forza.
Mi inginocchiai. Mi puntò il glande contro le labbra, ma non lo volli prendere in bocca. Mi divincolavo con la faccia.
- Che c'è, non lo vuoi più?
Poi decisi di prenderlo in bocca. Spostai in direzione delle mie labbra il pene, baciai dolcemente il glande, dischiusi lentamente le labbra e feci sparire tutta la cappella dentro, feci roteare la lingua attorno un paio di volte, poi succhiando rumorosamente alzai la testa e feci uscire il pene dalla mia bocca. Teneva le sue mani nei miei capelli e con dei movimenti lenti mi spingeva la testa avanti e indietro, poi mi misi a leccare dal basso all’alto un paio di volte, circondai di nuovo il glande con le labbra e questa volta spinsi il pene dentro la bocca fino a metà asta. Poi presi a succhiare e a alzare la testa in alto e in basso. Lo feci venire fuori e gli sputo sopra. Ma lui lo prese con una mano e mi schiaffeggiò con il cazzo. Una cosa che non mi era mai capitata.
- Vieni, che adesso è il momento delle tue tettone. Il momento della sega spagnola.
Mi alzai, e lui si distese sul lettino. Mi inclinai sul suo cazzo e lo infilai tra le tette. Iniziai a masturbarlo con le tette premute contro il suo arnese, muovendo il seno dal basso verso l'alto. Continuavo a ondeggiare attorno al suo sesso, e lo sentivo così caldo e turgido contro di me, e mi sentivo una troia. Aumentai il ritmo della spagnola, le mie tette si arrossarono per lo sfregamento. Vedevo dal suo viso che stava per eiaculare, lo sentivo pulsare, e unì le sue mani alle mie, per stringere le tette in una tenera morsa molto forte.
- Dove mi vuoi sborrare? In bocca o sulle tette?
- In bocca, e devi anche ingoiare.
- Ti piacerebbe, eh? Brutto porco. Avanti, sborra adesso, tra le mie tette. Che ti è andata già fin troppo bene.
In quel momento dei fiotti di sperma vennero fuori, e mi imbrattarono tutto il petto, ma subito mi allontanai. Non ho un buon rapporto con la sborra. Volevo evitare che mi arrivasse anche sul viso, e il signor Mario restò a masturbarsi, guardandomi, per far uscire le ultime gocce. Aveva la bocca aperta, ero sicuramente riuscita a farlo godere, ma adesso dovevo mandarlo via. Quindi mi pulii con della carta e indossai di nuovo la maglia, e dissi a lui di rivestirsi subito e andare via.
- Ma si ricordi, questa è stata la prima e l'ultima volta. Non si azzardi più a chiedermelo.
- E non vuole farmi provare anche questo suo bel culone? - mi chiese alzandosi e palpandomi il sedere. Gli diedi uno schiaffo sulla mano.
- Ma è pazzo? Vada via, non la voglio più vedere. Non sono una puttana.
- Ma ne ha tutto l'aspetto - disse rivestendosi e ridendo. Poi uscì.
Se ripenso al fatto che gli presi addirittura l'uccello in bocca mi sento male. Ma cosa mi era preso? Per fortuna, fu l'unica volta che concessi il mio corpo ad un paziente. Nei mesi successivi mi trattenni alle continue provocazioni di altri, che anche loro morivano dalla voglia di esplorarmi le tette. E cercai di indossare vestiti meno scollati, perchè capii che quella volta avevo proprio esagerato.

nynfetta@tiscali.it

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