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Far Godere Un Vecchio

Far godere quel vecchio era diventato ormai per me un pensiero fisso. Un desiderio, un ossessione. Avevo voglia di vederlo venire, di osservare il godimento trasformare il suo volto pieno di rughe. Anelavo sentire il suo cazzo pulsare tra le mie mani, pieno finalmente di vita, ed ero curiosa di guardare il suo sperma sgorgare come un fiume in piena.
Era un desiderio perverso, che ogni notte mi spingeva a toccarmi, a masturbarmi con cura la fighetta.
Mi chiamo Giuliana ed ho ventisei anni. Sono alta un metro e settantacinque, mora e capelli a caschetto. Un fisico niente male, in tutta onestà: un culetto tondo e sodo, morbido al tatto, tutto da massaggiare e palpare con vigore; e una bella terza che metto sempre in mostra grazie a generose scollature. Spesso, spinta dal mio animo di monella, non porto il reggiseno, così i capezzoli spingono forte contro il tessuto della maglietta, incantando i passanti e chiunque si trovi nei ditorni.
Sì, sono un po' maialina...
Il mio passatempo preferito, oltre al sesso naturalmente, era fare lunghe passeggiate in un grande parco pubblico, non distante da dove abito. Lì passavo (e passo) meravigliosi pomeriggi. Talvolta leggo, altre volte semplicemente mi rilasso.
E' proprio al parco che ho visto per la prima volta il vecchio.
Diversamente da molti altri anziani, che si riunivano in comitive, lui stava sempre solo, sulla sua panchina, a leggere il giornale o a dar da mangiare agli uccelli. Così un pomeriggio mi sono avvicinata e mi sono presentata.
"Ciao, io sono Giuliana".
"Che bella ragazza! Io mi chiamo Filiberto".
Così, io e il vecchio Filiberto siamo diventati amici. Spesso il pomeriggio ci vedevamo e chiacchieravamo un po' di tutto. Poi, come già detto, in me è nato quel desiderio perverso....
Colsi la palla al volo un pomeriggio. Lui stava parlando di una collezione di farfalle che possedeva. Io mi finsi interessata e gli dissi che avrei avuto piacere a vederla.
"Puoi venire a casa mia" mi disse "vivo tutto solo. E' vicino al parco, da qui ci mettiamo cinque minuti a piedi".
"Va bene".
E così andammo...

Non me ne fregava un cazzo delle sue farfalle, naturalmente. A dettar legge era la mia, di farfallina...
Così, appena entrati, ci sedemmo sul divano. Lui fu gentile e mi offrì un tè.
Poi restammo un po' a guardarci, seduti vicini. Ad un tratto poggiai la mano sul suo pacco e gli dissi:
"Da quanto tempo non vieni, Filiberto?"
Lui inizialmente finse di non capire e imbarazzato distolse lo sguardo.
"Allora?" lo incalzai. "Dieci anni? Quanto?"
"Di più" ammise. "Almeno se intendi con una donna. Da solo qualche volta ancora me lo meno. Ma con una donna... be', io ho quasi ottant'anni, e l'ultima volta che ho sfiorato un esponente del gentil sesso è stato vent'anni fa".
"Poverino..." dissi sorridendo maliziosa. Cominciai ad accarezzargli il pacco e lo sentii crescere sotto la mia mano. Mmm, dal tatto sembrava promettere bene.
"Vuoi che ti faccia una sega?" gli chiesi. "Mi piacerebbe tanto prendertelo in mano..."
Lui spalancò la bocca. "Diavolo" disse "ho forse vinto alla lotteria? Certo che mi va! Accomodati pure, Giuliana..."
Glielo presi in mano. Era già quasi eretto. Incredibile, considerata la sua età. Cominciai a masturbarlo velocemente.
Lui apprezzava e lo diceva ad alta voce.
"Brava puttanella.." gemeva "così, masturbami per bene... fammi una bella sega... mmm... che brava porcellina che sei..."
Mentre lo masturbavo, lui avvicinò il suo volto al mio e cominciò a baciarmi sul collo. Tirò fuori la lingua e il bacio si trasformò in lunghe e bavose leccate: sul collo sulle guance, sulle labbra... le labbra, ecco: mi infilò la lingua in bocca e mentre lo masturbavo cominciammo a limonare.
Godeva come un porco... e anch'io ero eccitatissima.
Come previsto non resistette molto. Glielo menai ancora per un po', poi il vecchio esplose nella mia mano una quantità sorprendente di sperma.
"Oh dio! Che sborrata che mi hai fatto fare, troietta!"
"Ne sono felice..."
Raccolsi tutta la sborra e la portai alle labbra. Assaporai con gusto... aveva davvero un buon sapore.
Poi gli infilai di nuovo la lingua in bocca e lo limonai un po'.
Si ricompose e restammo un po' a chiacchierare. Ma si era fatto tardi e qualche minuto dopo mi accompagnò alla porta. Ci eravamo totalmente dimenticati della sua collezione di farfalle.
"Spero che verrai a trovarmi ancora" disse lui.
"Naturalmente" gli risposi "e a proposito di farfalle, presto ti mostrerò la mia..."

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