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Tettona e Porca

Capelli biondo cenere e viso d'angelo, due occhi penetranti e un culo da favola, la mia fidanzata è una di quelle ragazze che puntualmente ti fanno voltare per strada.
In assoluto, senz'ombra di dubbio, il suo pezzo forte sono le tette.
Due pere gigantesche e soffici, due poppe morbidissime che calamitano lo sguardo di chiunque si trovi nei paraggi.
Ci siamo incontrati la prima volta un anno fa e, per motivi che ora non starò qui a scrivere, ci siamo messi insieme quasi subito. Abbiamo sempre avuto una grande intesa, o almeno così credevo fino a qualche giorno fa...
Ma veniamo al dunque.
Era un sabato sera di aprile. Io e Alessia, la mia ragazza, ci trovavamo in un pub con Adriano, Davide e Francesco, tre miei amici. L'idea era quella di passare una serata tranquilla, chiacchierando, bevicchiando e rimembrando i vecchi tempi.
Non avevo idea di cosa mi aspettava.
Verso le undici di sera eravamo già tutti piuttosto alticci. Seduta tra me e Adriano, Alessia non sembrava a disagio dal fatto di essere l'unica ragazza.
Anzi.
Complice l'alcol, la mia amata sembrava piuttosto euforica. Intavolava continuamente argomenti scabrosi e non disdegnava battute piccanti. Tuttavia non ne ero oltremodo infastidito: mi fidavo ciecamente dei miei amici.
All'improvviso mi parve di scorgere uno strano movimento sotto il tavolo. Come se...
Ma no, impossibile, che scemo ad averci pensato.
Eppure...
Eppure niente. Mi vergognai di aver pensato male e continuai a parlare con Francesco di sport. Chiamammo il cameriere e ordinammo ancora da bere.
Mi voltai verso Adriano per domandargli se aveva voglia di accompagnarmi fuori a fumare una sigaretta, ma prima che potessi aprir bocca notai il suo sguardo.
Fisso sulla generosa scollatura della mia ragazza.
Quelle due enormi, soffici montagne rosa sembravano invitare chiunque le guardasse ad immergerci la testa.
Ma cosa cazzo stava facendo Adriano?
Feci per rimproverarlo, poi tacqui. Che razza di figura ci avrei fatto? E poi era una sciocchezza, niente di grave. Meglio far finta di nulla.
E poi... anche Alessia se n'era accorta e lo stava fissando con un sorriso.
Ma cosa diavolo stava accadendo?
Il mio sguardo cadde sotto il tavolino e il cuore mi si arrestò per un attimo.
Adriano aveva appoggiato la mano sulla coscia della mia ragazza e la stava accarezzando lentamente, con movimenti impercettibili.
E lei? Oh, lei faceva finta di niente! Anzi... gli sorrideva e, convinta che io non mi fossi accorto di nulla, continuava tranquillamente a parlargli!
"Sì, sono un po' indietro con gli esami... che ci vuoi fare, ho scelto una facoltà abbastanza dura..."
Stronza!
Adesso faccio una scenata, mi dissi. Ma cosa avrei concluso, se non di rendermi ridicolo davanti a Davide e a Francesco?
Aspetta ancora, mi dissi, aspetta un po'.
Ma fu un grande errore.
Mentre parlavo con Davide e Francesco, osservavo con la coda dell'occhio cosa accadeva a pochi centimetri da me. E, mentre il sangue mi si gelava nelle vene, vidi la mano di Alessia risalire la coscia di Adriano e fermarsi all'altezza del pacco.
No! No! No!
Invece sì. La mano della mia fidanzata cominciò a massaggiare il cazzo di quello che fino a pochi minuti prima ritenevo fosse mio amico.
Sentii un conato di vomito salirmi alla gola. Mi congedai un attimo da loro per andare in bagno e cercare di riprendermi. Dopo cinque minuti tornai al tavolo e trovai Francesco e Davide a parlottare fitto tra loro.
Di Alessia e di Adriano nemmeno l'ombra.
"Dove sono andati?" chiesi, col cuore in gola.
"Fuori, a fumare", mi rispose Francesco.
"Uhm, vado a fumare anch'io", mentii e mi precipitai fuori dal locale.
Di loro due non c'era traccia. Dove diavolo si erano cacciati?
Con il cuore che mi pulsava in gola cominciai a camminare fino ad arrivare ad un piccolo parco pubblico. Su una panchina in lontananza vidi due figure vicine.
Senza alcuna ragione ebbi l'assoluta certezza che si trattasse di loro.
Cominciai ad avvicinarmi, ben attento a non fare il minimo rumore.
Mi nascosi dietro ad un cespuglio, a non più di tre metri di distanza.
Naturalmente avevano scelto una panchina lontana dalla luce dei lampioni, ma quella sera c'era luna piena e potevo disinguerli chiaramente.
E chiaramente mi arrivavano anche le loro voci.
"Ho paura che ci scopra", stava dicendo Alessia. "Siamo stati pazzi anche ad accarezzarci all'interno del locale..."
"Non potevo farne a meno", ribattè Adriano."Sei troppo bona. Queste tettone, poi... sono immense! E senti come sono morbide". Così dicendo prese a tastargliele per bene.
Pensai ancora una volta di intervenire e ancora una volta mi fermai. Era forse il caso di vedere fin dove si sarebbe spinta quella vacca della mia fidanzata.
"Tiralo fuori", disse Alessia. "Voglio farti venire, ma dobbiamo fare presto. Il cornuto potrebbe venire a cercarci".
In meno di un secondo Adriano si slacciò la patta e tirò fuori il cazzo. Una bella mazza, di almeno venti centimetri.
"Ooooooh...." fece Alessia prendendola in mano e cominciando a menarlo. "Ti piace, porcone? Ti piace come ti masturbo?"
"Sì... mi fai impazzire..."
"Sei un porco... un porco bastardo, che non ha esitato un attimo a palpare la ragazza del suo amico..."
"Ahi sì eh... e tu allora... sei una grandissima vacca... mmm sì, continua così..."
"Bravo... gioca un po' con le mie tette mentre ti masturbo... ecco, così, tirale fuori... ti piacciono, vero? Te le mangiavi con gli occhi... si, accarezzamele dolcemente... mettici la testa in mezzo, leccale, succhiale, sbavale tutte... mmm... ti piace, vero..."
"Sei fantastica..."
"Anche tu non scherzi... di sicuro sei meglio di quel cornutone che mi ritrovo per ragazzo..."
"Sto per venire..."
"Sì dai, vieni... vienimi in mano porcellone... sborrami in mano..."
"Aaaaaaaahhhhhhhhhh" bisbigliò Adriano venendo.
Mentre si ricomponevano, ben nascosto dall'oscurità e col cuore a pezzi, mi incamminai verso il locale.

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