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Barbara, Una Moglie Tettona - Un Giorno Alle Terme


AUTORE: Danielaz

Io e mio marito Vincenzo, decidemmo di prenderci un giorno di vacanza alle terme. Niente di più rilassante. Dedicammo un giorno intero alla cura del corpo: fanghi, massaggi, piscina con idromassaggio. E Vincenzo non aveva di certo dimenticato la sua macchina fotografica, la sua passione, anzi, la nostra passione. Passò molto tempo a fotografarmi, in pose abbastanza innocenti: i primi scatti durante il massaggio, mentre l'esperto filippino mi massaggiava le cosce e la schiena, mentre ero distesa a pancia sotto su un lettino bianco, completamente nuda. Poi dopo scattò delle fotografie mentre ero immersa nella piscina con l'idromassaggio, ma questa volta avevo il costume nero, che le tette sembrava volessero farlo scoppiare. C'erano alcuni anziani lì con me, in piscina. E non facevano altro che guardarmi le tette. Uno di loro mi si avvicinò, con molta scioltezza. Per qualche attimo mi sentii corteggiata da quell'uomo, mentre mio marito continuava a scattare delle fotografie. Ma non pareva molto entusiasta di quegli scatti, perchè a parte le mie tette, non c'era altro che potesse sembrare un obiettivo interessante, per lui. L'uomo anziano d'altronde stava lì a parlare con me, e non potevamo certo chiedergli di accarezzarmi le bocce per far sembrare le fotografie più interessanti.
decidemmo di rilassarci con la sauna, entrammo anche qui in costume, e c'era un ragazzo seduto sulle panche di legno, tra il vapore che inondava la stanza. E che ragazzo! Sembrava un modello, con un fisico da scultura greca, con la pelle olivastra e i capelli scuri. Un telo bianco gli copriva il pene, ma io moriva dalla voglia di vederlo. Il suo corpo era tutto bagnato, ma tra qualche attimo lo sarebbe stato anche il mio e quello di mio marito, con tutto quel vapore.
- Buongiorno - gli dissi con un bel sorriso misterioso.
- Ciao - mi rispose.
Mi diressi verso la panca di fronte alla sua, mio marito si mise a sedere e posò la macchina fotografica a terra. ebbi una voglia pazzesca di mostrare a quell'uomo le mie tette, e anche tutto il resto del mio corpo, ma in realtà non sapevo se a mio marito la cosa avesse dato fastidio o meno. Ma decisi che dopo le fotografie scattate in albergo, niente sarebbe stato un problema per lui.
- Posso togliermi il costume o per te è un problema? - gli chiesi gentilmente.
- Fai pure. Anzi, se vuoi inizio prima io - rispose l'uomo, portandosi via il telo bianco e scoprendo il suo grosso arnese penzolante completamente depilato, come d'altronde tutto il resto del corpo.
Mio marito guardava interessato quella scena. Forse in lui stava nascendo l'idea di un nuovo servizio fotografico. Guardai con uno sguardo da vera porca il corpo nudo di quell'uomo, era uno spettacolo che non mi sarei aspettato. Quella giornata alle terme stava diventando interessante. Poi fu il mio turno, slacciai il pezzo di sopra del costume nero, e le tette si liberarono molleggiando.
- Ehi, che bell'arsenale - mi disse l'uomo.
- Beh, anche tu stai messo molto bene - poi mi liberai dello slip del costume, facendo respirare la mia passera scura e mettendola in luce. Adesso ero completamente nuda davanti ai suoi occhi.
Soltanto mio marito rimase in costume, ma non lo vedevo deciso a liberarsene. Forse per lui andava bene restare in quel modo. Mi voltai verso il mio Vincenzo, ma più che altro per mostrare a quell'uomo il mio bel culone. Mi chinai, però tenendo le cosce dritte, come per fare degli esercizi ginnici. Ma in realtà volevo farmi guardare da lui. E mi guardò, teneva gli occhi fissi su di me, e sul mio culo. Con le mani allargai le natiche leggermente, per non essere troppo esplicita, volli mostrargli il mio buchetto. Poi decisi che era arrivato il momento per le presentazioni, quindi mi voltai di nuovo verso di lui.
- Come ti chiami?
- Kledi. Siete dei fotografi? - ci chiese guardando la macchina.
- No - rispose mio marito, - è solo una passione. E nella maggior parte dei casi fotografo mia moglie Barbara.
- Siete sposati?
- Sì - gli risposi con un sorriso malizioso.
- Interessante questa vostra passione.
- Vuoi provare a fare due scatti con noi? - gli chiese mio marito. Speravo che glielo chiedesse.
- Certo, perchè no? - rispose con un sorriso.
- A te, Barbara? Andrebbe?
- Sì dai, scatta qualche foto - andai verso Kledi, e mio marito prese la macchina fotografica.
Mi misi al suo fianco, non mi ero mai sentita così arrapata per uno sconosciuto. Mi distesi sulla panca, con la testa appoggiata sulla sua coscia sinistra, a poca distanza dal suo enorme arnese, ma ancora non eretto. Guardai l'obiettivo con un sorriso malizioso, e mio marito scattò la prima fotografia. Già immaginavo lo splendore di quelle fotografie, la bellezza del suo corpo scolpito nel marmo accanto al mio cicciotto e caldo.
- Non sei a tuo agio? - gli chiese mio marito, che si aspettava di vedere il cazzo di Kledi in un erezione gigantesca.
- è che avrei bisogno di un aiutino per raggiungere l'erezione - rispose.
Non me lo feci ripetere, con una mano raggiunsi il suo cazzo e lo presi con delicatezza. La stessa mano dove portavo l'anello nuziale, la mia fede. Lo iniziai a masturbare delicatamente, e quello diventò enorme nella mia mano. Mi ritrovai a massaggiare un sogno di cazzo, con l'asta dura e il glande gonfio e rosa. Spalancai gli occhi per lo stupore.
- Fantastico. Così va bene. Masturbalo con delicatezza amore - mi disse mio marito, e intanto scattava.
La mia mano scivolava sul suo arnese ormai completamente eretto e duro come il legno. Il mio pugno chiuso scorreva dal basso dei suoi coglioni fino a raggiungere il glande, il vapore rendeva scivolosi i nostro corpi, e quindi anche la mia mano e il cazzo di Kledi, che un pò guardava l'obiettivo e un pò il lavoretto della mia mano. Teneva le gambe ben aperte, con una mano ragguiunse la mia schiena e mi accarezzò, facendo scivolare le dita sul vapore e sulle goccioline di sudore.
- Non ti infastidisce che tua moglie mi stia menando l'uccello? - chiese a mio marito, che intanto si era avvicinato con la macchina fotografica, per riprendere meglio la mia mano che percorreva l'arnese di Kledi a quattro dita di distanza dal mio viso.
- Non ci vedo niente di male. Si tratta solo di un set fotografico - gli rispose.
- Ce l'hai bello duro, mi piace da impazzire - gli dissi a bassa voce e guardandolo in faccia.
- Leccalo se ti va. Dai, facciamo qualche foto mentre me lo prendi in bocca.
A mio marito non sembrò dare fastidio quella proposta, continuava a scattare ad ogni mio movimento, quindi pensai che avrebbe acconsentito. Quindi lasciai momentaneamente l'uccello di Kledi e mi misi in piedi, scendendo dalla panca di legno. Adesso ero di fronte a lui, tutta per Kledi, che con le mani raggiunse le mie grandi tette morbide e le accarezzò. Erano tutte bagnate e scivolose, e Kledi si divertiva a premerle una contro l'altra. Mi baciò un capezzolo, poi mi accovacciai ai suoi piedi, e con il busto mi spinsi tra le sue cosce. Ripresi in mano il suo uccello masturbandolo con la stessa lentezza di prima. Con la lingua gli solleticai il glande, e scesi verso i coglioni, e poi di nuovo verso il glande. Mio marito ci fotografava da dietro, riprendeva il mio corpo di spalle, con la testa abbassata sul cazzo di Kledi, e lui che mi guardava mentre le labbra gli baciavano la cappella. Poi la feci entrare in bocca, e me la gustai, assaporai il suo gusto e la sua enormità. E lo guardavo in viso anche. Mi piaceva vederlo sorridere mentre gli tenevo il cazzo in bocca, e mentre roteavo con la lingua intorno al glande. Mio marito si era avvicinato a noi, adesso ci riprendeva da sinistra, con degli scatti continui. Pareva piacergli la vista della moglie attaccata al cazzo di un altro, o forse la sua passione per la fotografia lo disinibiva di fronte a tutto. Intanto avevo cominciato a muovere sù e giù la mia testa, facendo affondare il cazzp a metà asta nella bocca. Poi lo feci uscire fuori, e mentre lo masturbavo gli leccavo la base dei testicoli, per poi ritornare al glande, che stuzzicai con la punta della lingua. Gli sorrisi.
- Sei una vera porcella.
- So essere porca con gli uomini che mi eccitano.
- Ti va di cambiare posizione? - mi chiese Kledi.
- Cosa mi vuoi fare, maiale?
- Mettetevi al centro della stanza - ci disse mio marito. - Dai, amore, lascia stare per qualche attimo il suo uccello.
Kledi si alzò dalla panca di legno e mi prese per mano. Indietreggiò, e io lo seguii, ma in ginocchio, e con il cazzo di Kledi che ballava davanti ai miei occhi.
- Stenditi, con la faccia a terra e mettiti a pecorina. Facciamo qualche scatto mentre simuliamo una scopata da dietro.
Feci quello che Kledi mi diceva, appoggia le mani e il viso sul pavimento e puntai il culo verso l'alto. Sentii il suo arnese che sfiorava e accarezzava il buchetto del mio culone. Intanto mio marito scattava. E io desideravo che Kledi mi penetrasse per davvero, che quella non fosse solo una simulazione.
- Siete fantastici - disse mio marito. - Sembra che state scopando per davvero.
Kledi con le mani mi teneva il bacino, e con l'uccello era passato dallo sfiorarmi il buchetto del culo allo sfiorarmi la mia passera, che trovò un lago di umori. Era bagnata, e avrebbe accolto senza troppe difficoltà il suo cazzo. Con mio stupore sentii la sua cappella che cercava di penetrarmi, e subito fu risucchiata dentro. Dio mio, avevo il suo glande dentro. Cosa altro sarebbe successo? Non dovevo farmi scoprire da mio marito Vincenzo, perchè un pompino non era un problema, ma addirittura farmi fottere davanti ai suoi occhi, questo certamente non l'avrebbe accettato. Kledi con una spinta più violenta mi penetrò completamente, il suo cazzo mi entrò dentro fino ai coglioni. Serrai gli occhi e mi morsicai il labbro per il dolore, e per trattenere le urla. Kledi iniziò a spingere, dentro e fuori, dentro e fuori, intanto mio marito scattava, ma ancora non si era reso conto che quella non era una simulazione, ma mi stava davvero scopando. E non avevo mai accolto un cazzo di quelle dimensioni, e il dolore maggiore fu trattenere le mie urla. Kledi mi teneva per il bacino, e accompagnava i suoi movimenti. Il suo inguine e le sue palle sbattevano contro la mia pelle.
- Amore, non è che ci stai prendendo gusto? - mi chiese mio marito.
- Ma cosa dici, Vincenzo? - chiesi, e non riuscii più a trattenere i miei lamenti di piacere, i miei mugolii. - Non vedi che stiamo solo fingendo?
Intanto Kledi aveva cominciato a sbattermi con più prepotenza, e anche lui ansimava. Mio marito ci fotografava, e o non sospettava niente, oppure faceva finta di non essersene accorto, per il piacere di fotografarmi in quella posizione, con quell'uomo dietro di me, che si spingeva dentro di me, violandomi, in una squallida sauna. Era piacevole sentirlo scorrere nella mia passera, come un serpente, duro da farmi male. Chiusi gli occhi, liberai un urlo di dolore. Kledi insisteva, lo faceva uscire e poi rientrava in maniera violenta. Mentre dalla sua bocca uscivano lunghi sospiri. Mi accarezzò le spalle con una mano.
- Mhhh, sei il mio puledro. Montami col tuo cazzo duro, sono tua! é bellissimo! Non fermarti - dicevo.
- Avrei voglia di sborrarti dentro.
- Ehi - disse mio marito mentre scattava di continuo. - Mica te la stai scopando sul serio?
- Ma no amore, non vedi che stiamo soltanto simulando? - gli dissi per non insospettirlo. - Ohhh, fottimi, fottimi più forte! Sto venendo!
Un fiotto liquido bagnò il suo pene, ma non si fermò, mi continuò a scorrere nel ventre. Poi venne anche il suo turno, fece venire fuori il suo arnese e masturbandosi per qualche secondo il suo sperma schizzò sul mio culone, scendendo giù a metà schiena, a causa della mia pendenza. Dopotutto ero anclora chinata con il viso al pavimento e il culo all'aria. La sua sborra sembrava non finire più. Mio marito continuò a scattare, mentre io riprendevo fiato, e mentre gli schizzi di Kledi si esaurivano. La schiena era inondata del suo seme, lo sentivo scorrere, caldo, profumato. L'avrei anche ingoiato se me l'avesse chiesto, quell'uomo mi faceva impazzire. Mio marito si avvicinò con la macchina fotografica alla mia schiena, per riprendere la sborra che scorreva giù, lungo la mia schiena, mentre Kledi per ripulirsi dalle ultime gocce sfregò il glande contro il buchetto del mio culo, attaccando la sborra sui piccoli peli scuri che lo circondavano.
Quando ripresi fiato mi rialzai. Vincenzo ci chiese di abbracciarci, così avrebbe scattato qualche foto più romantica. Ci abbracciammo, lo baciai, lui con le mani mi accarezzò la schiena, spalmando la sua sborra su tutto il mio corpo, come una lozione. Poi scese fino al culo, me lo schiaffeggiò e mi disse in un orecchio:
- Mi sarebbe piaciuto scoparti anche questo bel culone grasso.
- Chissà, magari un giorno potrai realizzare questo tuo desiderio.
Indossai di nuovo il mio costume, lui il suo telo bianco. Dopo un altro bacio con tanto di lingua, uscii dalla sauna. Mio marito strinse amichevolmente la mano di Kledi, e uscì con me. Ero sporca di sperma ovunque, ma mi piaceva, aveva un bell'odore. Alcune persone che stavano alle terme se ne accorsero, e mi guardarono come una puttana. Ma io mi sentivo stupendamente. Mio marito mi prese per mano e mi disse che mi avrebbe accompagnato alle docce, ma io gli risposi che era meglio tornare a casa. Poi la doccia l'avrei fatta nel nostro appartamento. Ma la verità era che volevo sentirmi addosso ancora la sua sborra calda, il suo odore, la sua passione. Infatti ci rivestimmo, e andammo alla macchina. Ancora sentivo l'odore di Kledi sul mio corpo. Mi sentivo leggera, e avvertivo ancora le sue spinte dentro di me. Ma com'era possibile che mio marito Vincenzo non si era accorto di niente? Possibile che aveva finto di non accorgersene?

nynfetta@tiscali.it

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