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Barbara, Una Moglie Tettona - Il Panettiere Sotto Casa


AUTORE: Danielaz

Non ci furono altri episodi degni di essere fotografati. Per qualche settimana la macchina fotografica rimase reclusa nel suo fodero. Tutto sembrava piatto, mio marito ritornava dal laviri, poi rincasavo anche io, ma prima andavo a comprare il pane, al forno che abbiamo sotto casa, che da qualche tempo aveva cambiato gestione. Una sera entrai nella panetteria e scoprii forse uno degli uomini più belli del mondo. Restai a guardarlo per qualche minuto senza aprir bocca. A torso nudo, muscoloso, carnagione olivastra e molta farina sparsa sul corpo. Passarono i giorni, ma Tommi, così si chiamava il panettiere, sembrava molto preso dal suo lavoro. Quindi mi limitavo ad entrare nel panificio, comprare la mia forma di pane e andare via. Là al panificio sembrava svolgere lui ogni compito, perchè i genitori erano troppo anziani. Quindi era Tommi a fare il pane e a venderlo. Che vita stressante. Però avrei potuto dargli qualche soddisfazione, diciamo per non fargli pesare il lavoro. Imparai subito quali erano gli orari di affluenza delle persone, nella maggior parte erano vecchie. Purtroppo abito con mio marito in un quartiere dove la maggioranza sono anziani. La gente andava a comprare il pane alle sette, dopodichè avevo campo libero per giocarmi Tommi come volevo. Indossai la maglia più scollata che avevo, senza reggiseno, praticamente a momenti le tette mi balzavano fuori. Uscii di casa per raggiungere il panificio.
- Buonasera - dissi.
Lui mi guardò, scesi le scalette per giungere al negozieto e le mie tette molleggiarono. Per lui fu uno spettacolo unico, perchè lo scollo troppo largo mise a nudo un mio capezzolo, ma subito lo coprii.
- Buonasera signorina - mi rispose con voce calda.
- Signora - precisai. - Sono sposata.
- Ah, mi scusi.
Ero a qualche passo di distanza da Tommi. Lo guardavo massaggiare e palpare la pasta del pane. Immaginai come fossero abili le sue mani a massaggiare le mie tettone. Infatti me le guardò, forse anche a lui dovette venire in mente la similitudine tra la morbidezza della pasta e il mio seno.
- Ce l'hai caldo? - gli chiesi. Lui fece una faccia un pò perplessa. - Il pane, intendo.
- Oh sì, certo. Mi scusi signora, ma con tutto questo lavoro sono sovrappensiero. Come le piace il pane? - Tommu lasciò per qualche attimo la pasta, per andarmi a prendere del pane appena sfornato.
- Bello duro.
- Le piace duro?
- Oh sì - risposi con la testa tra le nuvole.
- E allora ecco a lei - mi consegnò la busta di carta con il pane dentro.
- Non ti fermi mai, vero? Ti vedo lavorare ad ogni ora.
- Eh signora, cosa ci vuol fare? - attaccò un lunghissimo discorso sulla vita che faceva.
Io mostrai finto interesse, più che altro gli guardavo gli addominali, e sognavo di toccarli, baciarli, sentirli contro il mio seno. Ad un certo punto decisi di azzardare, e con le mani, ma senza farmene accorgere, mi allargai lo scollo, scoprendo un capezzolo. Lui lo notò, mi desiderò, diventò rosso forse di vergogna. Feci finta di non essermene accorta, e continuai ad ascoltarlo, e a farmi desiderare. Volevo costringerlo a pensarmi per tutta la notte. Con quel capezzolo rosa nudo, quasi come se glielo stessi offrendo. Quasi come se gli stessi chiedendo di succhiarmelo. Ma ovviamente fingevo di non essermene accorta. Tommi posava i suoi occhi sulle mie tette di continuo, ma non voleva essere sfacciato, così cambiava subito direzione dello sguarùdo. Ma non poteva resistere alla vista del mio capezzolo nudo. Lo stava guardando, stava impazzendo per lui, avrebbe voluto morderlo, stuzzicarlo con la lingua.
- Che fai, guardi? - gli dissi ricoprendo fugacemente il seno. - Sei proprio un maiale.
- Signora, mi dispiace. Non volevo.
- E invece volevi eccome - lasciai i soldi del pane sul tavolo da lavoro e tornai a casa.
Mio marito fece una scenata poco credibile, mi chiese con aria di sospetto dove fossi andata con quella scollatura così profonda. Che stupido, lo sapevo che a lui piaceva quando indossavo quel genere di vestiti. Lo sapevo che gli piaceva quando gli altri uomini mi guardavano. Per calmarlo da quel suo finto scatto d'ira, mi tolsi la maglia liberando le tette, gli abbassai la zip dei pantaloni e gli feci una sega spagnola, seduta stante. Il giorno dopo ritornai al panificio, per comprare la solita forma di pane. Entrai da Tommi, con un'altra maglia, forse ancora più scollata.
- Hai calmato i tuoi ardori? - gli chiesi.
- Buonasera signora. Le do il solito?
- Sì - mi diede il sacchetto di carta con il pane dentro.
- Stanotte ho dormito malissimo - mi disse proprio mentre gli stavo consegnando i soldi. E allo stesso tempo mi consegnò qualcosa.
Sembrava una lettera. Mi guardò negli occhi, mi voleva, era certo. Non gli chiesi del perchè aveva dormito male, l'avrei capito dalla lettera. Tornai a casa senza neanche salutarlo. La lettera che mi aveva consegnato era piena di oscenità, mi raccontava tutto quello che avrebbe voluto farmi in una notte sola:

"Piccola dolce Barbara, devo dirle che lei è molto eccitante,
in sincerità vorrei anche dirle che se io fossi suo marito
la leccherei ogni volta in maniera diversa
le leccherei ogni volta un buco diverso.
Forse cercherei luoghi particolari per rendere
l'eccitazione più trasgressiva.
Non le nascondo che le sue tette adorerei leccarle
e mordicchiare i suoi capezzoli fino a farli diventare durissimi.
Ma la mia fantasia va anche alla sua patatina, sarà depilata?
Sento il bisogno di trombare, con lei. Fino all'ultima goccia di sborra che mi rimane nel corpo".

Feci leggere la lettera anche a mio marito, che si fece una risata.
- Ehi, questo è pazzo di te.
- Beh, perlomeno potrebbe essere un buon soggetto per un nuovo set fotografico.
- E come facciamo a convincerlo?
- Queste basteranno - risposi premendomi le tette.
Il giorno dopo andai con mio marito giù al forno di Tommi. Avevamo anche la macchina fotografica. Erano le otto e mezza di sera e la panetteria non vendeva più il pane. Però la porta era socchiusa, come se mi stesse aspettando. Entrammo e chiudemmo la porta con una mandata di chiave. Scendemmo le scalette insieme, mano nella mano. Avevo deciso di indossare una camicia bianca e una gonna nera con uno spacco lunghissimo. Come biancheria intima solo un tanga rosso. Nulla più. Tommi capì subito che lui era mio marito, e diventò bianco dalla paura. Forse credeva che era lì per dirgliene quattro riguardo a quella lettera.
- Non preoccuparti Tommi, lui è qui solo per fare qualche foto. Tu potrai fare di me ciò che vuoi - mi avvicinai al fornaio sbottonando tutta la camicia e facendo venire fuori le tette. - Non devi preoccuparti amore.
Ma Tommi sembrava a disagio. Quindi gli presi le mani e me le portai ai fianchi, poi gli abbassai la zip dei pantaloni e gli infilai una mano nelle mutande. Cercai il suo cazzo, lo feci venire fuori e lo accarezzai, ma continuando a guardarlo negli occhi. Intanto mio marito aveva iniziato a scattare le prime foto. Sorridevo a Tommi, mi piaceva il suo arnese, anche se era ancora a riposo, ma con le mie carezze iniziò ad indurirsi, fino a diventare duro, con la cappella gonfia, le vene ingrossate. Tra il dubbio e la certezza mi tolse la camicia, poi anche la gonna, me la fece scendere ai piedi.
- Rilassati Tommi - gli dissi iniziando una lenta masturbazione del suo cazzo. - Noi siamo appassionati di fotografia. E cosa c'è di meglio di due amanti che fanno l'amore come soggetto?
- Lei ha delle tette fantastiche - balbettò Tommi.
- Dammi del "tu", tesoro. E chiamami Barbara.
Tommi iniziò a capire che a mio marito non importava quello che mi avrebbe fatto. Quindi con le mani mi portò verso il suo tavolo da lavoro, e mi ci fece distendere con la schiena. La farina iniziò ad attaccarsi al mio corpo, mentre lui mi palpava le tette. E sentivo il suo cazzo fuori dai pantaloni che premeva contro le mie mutandine. Le mie grandi tette si coprirono presto di farina. Mio marito scattava foto di continuo. Poi Tommi mi sfilò le mutandine, e si inginocchiò. Tenendomi le cosce divaricate con le mani iniziò a baciarmi la passera. Socchiusi gli occhi, era fantastico. La sua lingua cominciò a leccare, aveva una lingua che mi faceva impazzire. Mi leccava con frenesia, mi infilò la lingua tra le labbra, sul clitoride, nell'attaccatura delle cosce, finendo sull’ano e in mezzo ai glutei. Urlavo di piacere, senza rendermi conto che a mio marito potesse dare fastidio. Ero come impazzita, Tommi leccava senza ritegno e senza fermarsi un attimo. Voltavo la testa a destra e sinistra, senza controllo, e con i denti mi mordevo il labbro inferiore, cercando di non urlare troppo.
Poi smise di baciarmi, e si alzò. Alzai il busto anche io, mettendomi a sedere sul suo tavolo da lavoro. Mio marito non faceva altro che fotografare. Tommi si mise a sedere di fianco a me. Gli presi il cazzo con le mani e cominciai a segarglielo, sembrava acciaio, tanto era duro; mi abbassai verso di lui e glielo presi in bocca e lo spompinai. Tommi si rilassò. Ma ero troppo arrapata, e non vedevo l'ora di essere scopata. E sapevo anche che sarebbe stata la prima volta che mio marito mi avrebbe vista scopare con un altro uomo in maniera così spudorata.
- Stenditi, amore - gli dissi, accompagnandolo con una mano sul petto. - Voglio il tuo uccellone.
- Oh, sì, ho capito cosa vuoi fare. Maiala.
- Bravo.
Mi misi sopra di lui, dandogli le spalle, perchè volevo che mio marito mi fotografasse anche in viso, mentre un altro uomo mi sbatteva. Presi con una mano l'arnese duro e caldo di Tommi e lo accompagnai nella mia passera. Sentivo le pareti della fica che si dilatavano all'entrata del suo cazzo, ma fu un attimo e mi scomparve dentro. Provai una sensazione sconvolgente, come se quel grande attrezzo mi stesse salendo fino alla gola. Iniziai a salire e scendere piegandomi in avanti per vedere, mi piaceva guardarlo mentre entrava ed usciva dalla mia fica. Iniziai a cavalcarlo come una forsennata e a gemere e gridare come una troia. Tommi mi teneva per i fianchi, poi ogni tanto le sue mani raggiungevano le mie tette, e le palpavano.
- Ehi Barbara, diventi sempre più brava - mi disse mio marito continuando a scattare fotografie. - O forse sei semplicemente allupata.
- Ti da fastidio che mi sto facendo sbattere da un'altro uomo? - gli chiesi con una voce molto affannata.
- Macchè, per il nostro hobby della fotografia potrei vederti trombare con chiunque.
Mi alzai in piedi, facendo scorrere fuori dalla passera l'arnese durissimo di Tommi. Poi scesi dal tavolo. Tommi mi capì al volo, e scese anche lui dal tavolo, facendomi spazio. Mi sdraiai sul tavolo da lavoro a ventre in giù, Tommi mi seguì e mi fu immediatamente sopra, divaricai le cosce, e indirizzò il suo cazzo sulla mia vagina e spinse con dolcezza, lo sentii scivolare dentro con facilità, allargai ancora di più le gambe e mi inarcai per offrirmi ancora di più, sentivo che entrava in profondità, credo che dentro di me stesse toccando punti mai raggiunti prima, iniziai ad incitarlo dicendogli di spaccarmi la passera, continuò a pomparmi per molto tempo. I nostri mugolii di piacere di intrecciavano, mio marito mi incitava, e incitava anche Tommi a fare di meglio, e intanto scattava.
- Forza amore. Dai. E tu Tommi, dai sbattiglielo dentro con più foga. Barbara è tua, puoi farle quello che vuoi.
Sentivo chiaramente ad ogni colpo di reni di Tommi rumore come di acqua, era il nostro sudore. Era il suo inguine che sbatteva contro il mio culone sudato.
- Ti sta piacendo fare la vacca? - mi chiese Tommi.
- Mi piace da morire - risposi.
- Adesso voglio una sega spagnola... puttana.
- Siiii - gli risposi con una voce molto infantile.
Tommi fece uscire dalla mia passera il suo arnese, e si mise a sedere sul tavolo. Abbassai il mio busto su di lui, e con le tette avvolsi il suo arnese duro. Cominciai a farle sobbalzare su giù, su e giù, su e giù. Tommi guardò il lavoro che stavo facendo, guardò verso il basso e vide il suo cazzo che appariva e scompariva tra le mie enormi tette. Aumentai freneticamente il ritmo e Tommi stava impazzendo dal piacere. Cominciò ad assecondare i miei movimenti, finchè non arrivammo ad ottenere un ritmo forsennato. Mio marito continuava a fotografarci da tante angolazioni. Tommi mugolava di piacere.
- Ti piacciono le tette calde di mia moglie, Tommi? - gli chiese mio marito.
- Oh sì, sto per venire quasi.
- E vieni, maiale - gli risposi.
Tommi stava per sborrare, lo sentivo dalle pulsazioni del suo glande contro le mie tette. E allora accelerai il movimento delle mie tette, fino a quando i fiotti di sperma schizzarono sulle mie tette e sul mio collo. Uno schizzo più forte saltò fino alle labbra. Mi riversò addosso tantissima sborra. Ne aveva tantissima, sembrava non finisse mai. Giallina e calda, scivolò anche sui miei capezzoli.
- Eri proprio arrapato come un maiale, eh?
Lo liberai dalla presa delle mie tette e con la lingua lo ripulii dalle ultime gocce di sborra.
- Ah, sei eccezionale Barbara - mi disse Tommi. - Succhiami il cazzo, dai.
Con una mano mi spinse la testa, in modo da infilarmi il cazzo in bocca fino ai coglioni. Ma quel gesto non mi piacque, quindi smisi di leccarlo e lo colpii con uno schiaffo.
- Eh no Tommi, io ti spompino, ma non mi devi costringere con la forza.
Colpì il suo arnese con un altro schiaffo. Poi mi rimisi in piedi, e mi pulii il viso con un fazzoletto. Poi presi i vestiti da terra. Ci rivestimmo. Mio marito sembrava abbastanza felice per gli scatti. Ci salutammo, Tommi cercò di baciarmi cercando la mia lingua, ma io gliela feci solo sfiorare. Mi colpì il culo con uno schiaffo, poi con mio marito tornai a casa, e mi preparai per una doccia, per rilassarmi e per togliere via dal corpo le tracce della sborra.

nynfetta@tiscali.it

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